L’affinamento
del vino in bottiglia avviene in un ambiente in cui gli scambi con l’esterno
sono quasi impercettibili, tanto che si parla di ambiente riduttivo; il vino
subisce così lentamente variazioni nel colore (più pacato), nei profumi (più
complessi) e nel sapore (si smorza l’irruenza giovanile a vantaggio di una
maggiore maturità).
La bottiglia
Per
non influenzare le caratteristiche del vino si utilizzano bottiglie in vetro
(materiale inerte), meglio se di vetro scuro (color ambra, marrone, verde o
nero) per evitare gli effetti della luce, in grado di rendere più rapidi i
fenomeni di ossidazione e di imbrunimento del vino; la bottiglia può essere
trasparente e incolore, in modo da mettere in risalto il colore del vino, se questo
è di rapida commercializzazione e consumo.
Inoltre,
durante la fase d'imbottigliamento, per evitare il contatto del vino con l’aria
e relativi problemi di ossidazione, si impiegano riempitrici dotate di
accessori che, appena prima della tappatura, insufflano gas inerti, come
l’azoto, che non interferiscono con il profumo ed il sapore del vino.
Esistono
bottiglie di diversa forma, dimensione e colore, a seconda della tipologia di
vino, della zona di produzione e della tradizione.
La
capacità più frequente delle bottiglie in commercio è di 0,75 litri, mentre per
i passiti vengono spesso impiegate bottiglie da 0,375 o 0,5 litri.
Esistono
anche bottiglie di capacità superiore come la Magnum (1,5 litri, 2 bottiglie),
che permette un più lento affinamento del vino, in quanto tra le bottiglie da
0,75 e 1,5 litri il tappo è lo stesso, quindi il rapporto superficie/vino si
riduce e il vino essendo meno a contatto con l’ossigeno si ossida di meno.
Bottiglie
di dimensioni maggiori sono:
-
jéroboam (doppio magnun) 4
bottiglie
-
réhoboam 6
bottiglie
-
mathusalem 8
bottiglie
-
salmanazar 12 bottiglie
-
balthazar 16 bottiglie
-
nabuchodonosor 20 bottiglie
Circa
la forma, le principali bottiglie sono:
-
bordolese, originaria del Bordeaux , è
la bottiglia più diffusa, impiegata per diverse tipologie di vino, ha spalla
più o meno pronunciata (per evitare la discesa di eventuali residui nel
bicchiere);
-
borgogna o borgognotta, utilizzata
soprattutto per i vini di Borgogna, è priva di spalla;
-
albeisa, impiegata per i vini rossi
piemontesi, è originaria delle Langhe ed è in vetro scuro;
-
renana o alsaziana, originaria della
valle del Reno, ha forma allungata e slanciata, senza spalle, ed è impiegata
soprattutto per i vini bianchi;
-
anfora, dalla linea sinuosa e
particolare, è impiegata in Francia per i vini della Provenza, in Italia è
nota grazie al Verdicchio;
-
pulcianella, ha una forma particolare
e panciuta, utilizzata per vini della Franconia (di cui è originaria) e per vini
portoghesi;
-
champagnotta, utilizzata per gli
spumanti, ha forma simile alla borgognotta, è in vetro verde scuro o
quasi nero, più spesso del normale e con il fondo molto incavato per resistere
alle forti pressioni interne;
-
champagne cuvée, rispetto alla
champamotta, è un po’ più allargata alla base ed il collo è più lungo;
-
porto, impiegata per i vini Porto ed
altri vini liquorosi della penisola iberica (Madeira e Sherry);
-
marsalese, impiegata per il Marsala,
è in genere di vetro marrone scuro o nero;
-
fiasco, impiegato per il Chianti,
ormai non viene quasi più utilizzato;
-
ungherese, utilizzata per il Tokaji
Ungherese, ha una capacità di 0,5 l ed è incolore e trasparente.
Carlo
Macchi - WineSurfeTube: la bottiglia
Il tappo
I
tappi possono essere di sughero, silicone, plastica, vetro, a vite e a corona;
il silicone e gli altri materiali plastici non permettono alcuno scambio di
ossigeno con l’esterno e possono rivelarsi utili per i vini da consumarsi in
tempi brevi, perché permettono un risparmio sia economico sia di sughero, dando
inoltre garanzie di assoluta inerzia; il tappo di sughero, invece, garantisce
al vino un lento affinamento, consentendo minimi (quasi impercettibili) scambi
con l’esterno.
Il
sughero è un materiale inodore e insapore, capace di aderire perfettamente al
collo della bottiglia grazie alla “suberina”, componente abbondante ed elastica
presente nelle pareti cellulari.
La
produzione di tappi in sughero avviene a partire dalla corteccia della “Quercus
suber” (quercia da sughero), che lasciata stagionare all’aria per circa 8-10
mesi, viene poi bollita, raschiata, rifilata, disinfettata e selezionata in
base alla qualità; la corteccia viene quindi ridotta in fogli, sottoposta ad
una seconda bollitura e stoccata per qualche giorno in ambienti ben ventilati;
i fogli sono successivamente tagliati in strisce larghe quanto il futuro tappo;
le strisce sono trattate e sbiancate con acqua ossigenata (o soluzioni di
cloro), e poi tagliate nella forma richiesta.
Infine,
per facilitare lo scivolamento del tappo nel collo della bottiglia, la
superficie è trattata con cera o paraffina.
Per
mantenere il tappo di sughero umido ed elastico, evitando quindi che si
restringi o si fessuri, le bottiglie devono essere conservate in orizzontale in
modo che il tappo resti sempre a contatto con il liquido, meglio se inclinate,
con il collo leggermente rialzato, facendo sì che il vino non prema troppo
contro il tappo.
Le
capsule realizzate in plastica termolabile, stagnola o alluminio, rivestono i
tappi con la funzione di rallentare lo scambio di gas tra il contenuto della
bottiglia e l'aria, nonché di proteggere il tappo (e quindi il vino) dalla tignola del sughero. Questo pericoloso insetto
ama gli ambienti bui come le cantine e deposita le uova sulla superficie del
sughero; una volta che sono schiuse, le larve penetrano nel tappo rendendolo
permeabile e, quindi, più facile a inumidirsi e ammuffire.
Da
parte sua, il sughero può trasmettere un cattivo odore e sapore al vino (1-15%
delle bottiglie tappate), dovuto al tricloroanisolo e spesso causato dall'Armillaria mellea, parassita della
quercia da sughero.
Carlo
Macchi - WineSurfeTube: Il tappo
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