Perché
dare un punteggio al vino degustato?
Probabilmente
perché è la forma di trasmissione più rapida della nostra valutazione
complessiva.
Se
un ragazzo a scuola prende un "8" in storia, immaginiamo che ha
studiato bene la lezione, se invece ha un "5", supponiamo che dovrà
studiare meglio.
Quello
che noi facciamo attribuendo un punteggio al vino è, sostanzialmente, una
trasposizione della nostra percezione logaritmica delle cose... un concetto
radicato nella nostra mente che utilizziamo non tanto nel valutare le cose in
assoluto ma nel confrontarle.
Consideriamo
la valutazione in centesimi: se, ad esempio, ad un vino attribuisco 50 punti e
ad un altro 59 punti cambia poco: entrambi i vini nell'immaginario collettivo
saranno considerati come "mediocri"; se, invece, ad un vino
attribuisco 84 punti e ad un altro 93 punti: ebbene, la differenza si fa
sentire di più... eppure tra le due valutazioni c'è sempre la stessa differenza
di 9 punti.
Se
ad un vino attribuisco 98 punti e ad un altro 100 punti... la differenza sarà
solo di due punti, il cui peso, però, acquista ai nostri occhi un valore
enorme!
Nella
descrizione di un vino, la tendenza attuale è, vivaddio!, lasciarsi trasportare
dalla poesia, raccontare la storia e la filosofia produttiva che sta dietro
un'etichetta, e a mettere da parte la valutazione a punteggio (anzi no! talvolta
capita che mi guardo bene dal farla! Come se l'atto di attribuire un punteggio
ad un vino andasse a sminuirne il valore e con esso il lavoro del produttore).
Eppure,
penso che anche i più strenui avversari della "valutazione a punti",
quando degustano un vino ne danno nella loro mente, inconsapevolmente, un
punteggio... lo classificano, lo rapportano ad un altro vino, lo confrontano.
Ne sono convinto perché ogni persona ha i propri gusti, le proprie preferenze...
Ed è giusto che sia così! La degustazione è un atto umano!
Nell'approcciarsi
ad un vino fanno la loro parte anche i nostri gusti personali, il nostro carico
di esperienze e, non da ultimo, lo stato d'animo che in quel momento accompagna
la bevuta.
Non
si creda, però, che voglia invitare a non essere per niente oggettivi! Voglio
solo dire di non bandire del tutto la componente emozionale (ossia, ciò che il
vino ci trasmette) nella valutazione a punti.
Fatto
questa premessa, passiamo ora a vedere la scheda di valutazione a punti che ho elaborato
per l'Associazione Culturale "Enodegustatori Campani" e per la quale
mi sono servito della scheda a punti AIS come canovaccio, in quanto presso tale
associazione mi sono diplomato sommelier.
Ma
andiamo nei dettagli...
Per
l'esame visivo l'unico parametro che ho considerato è la "vivacità", in
quanto questa ci permette di valutare lo stato di salute del vino (nella scheda
AIS la vivacità è valutata nella voce "colore"), mentre non ho ritenuto opportuno dare un punteggio alla consistenza e alla limpidezza, legate sostanzialmente alla
tipologia del vino (nella scheda AIS questi due parametri sono valutati, con un
coefficiente correttivo minore rispetto al parametro precedente, nella voce
"aspetto").
Nell'esame
olfattivo ho considerato, parimenti alla scheda AIS, l' "intensità" e
la "complessità" del profumo del vino, sostituendo poi al parametro "qualità"
(che in AIS ingloba intensità, complessità, eleganza, tipicità e franchezza)
quello di "finezza", intendendo con quest'ultimo dare una stima soprattutto
dell'eleganza.
Nell'esame
gusto-olfattivo ho considerato di minor peso i parametri "struttura"
e "scorrevolezza" (ossia, facilità di beva), mentre di maggior peso
"persistenza" e "finezza", rimanendo per tali voci un
significato analogo a quanto esposto nei precetti AIS. Non ho considerato,
invece, da valutare i parametri "intensità" ed "equilibrio"...
in particolare, quest'ultimo andava, secondo me, ad influire negativamente
sulla valutazione di vini stappati un po' troppo presto o un po' troppo tardi,
nonché di alcuni vini che fanno del loro "disequilibrio" la
caratteristica peculiare (si pensi ad un Asprinio di Aversa!).
Nelle
valutazioni conclusive ho poi voluto far giocare un ruolo a parte alla "tipicità", con la quale si fa riferimento soprattutto alla
corrispondenza del vino degustato con i vitigni da cui è ottenuto, il
territorio di provenienza, le tecniche colturali e produttive utilizzate; tale
parametro non era assente nella scheda AIS ma, sostanzialmente, inglobato nella
voce "qualità" dell'esame olfattivo e gusto-olfattivo. Ritengo tale
parametro il più difficile da valutare, o meglio il più difficile da ben
valutare... perché la sua valutazione risente molto dell'esperienza del
degustatore. Tutti possono e sono liberi di valutarlo, così come tutti possono
giocare a scacchi, perche è facile! E' saper giocare bene che è difficile!
Infine,
all' "armonia" ho preferito il parametro
"impressioni generali", riferito all'impressione complessiva riguardo
al vino degustato, con particolare riguardo alla sua piacevolezza. Nel valutare il vino secondo quest'ultimo parametro le domande da porsi sono: Mi è piaciuto questo vino? Lo
ricomprerei? Lo consiglierei ad un amico?
Quindi,
ho voluto inserire un po' di soggettività nella valutazione a punti? Sì! Perché
capita spesso di fidarmi più del consiglio di un amico che di un "anonimo"
punteggio dato da una guida. Questo perché conoscere una persona significa
anche conoscere la sua esperienza e i suoi gusti che, magari, sappiamo in linea
con i nostri... di conseguenza, il suo giudizio ha su di noi un'influenza maggiore.
Per tale motivo ritengo poco utili gli "anonimi" punteggi dati da voluminose
guide... se, invece, conosco i gusti e l'esperienza di chi ha valutato quel vino (o
perché lo conosco personalmente, o perché ho letto altre sue recensioni potendomi così
farmi un'idea delle sue preferenze), il punteggio dato avrà ai miei occhi un significato
completamente differente.
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