L'azienda
Casale del Giglio sorge nell'Agro Pontino, una pianura della parte
meridionale del Lazio, che è in gran parte di origine alluvionale e che
beneficia della vicinanza al Mar Tirreno; si tratta di una zona caratterizzata
da paludi, acquitrini e infestata dalla malaria... almeno fino agli anni '30
del '900 quando, durante il periodo fascista, fu operato un processo di
bonifica che, grazie alla tenacia di migliaia di uomini, portò in breve tempo a
compimento un lavoro iniziato già in età imperiale romana. Così in questa terra,
che il Duce "volle redenta dal millenario letargo di mortifera sterilità"
(come si legge dall'epigrafe della torre sabaudiana), furono fondate le città
di Sabaudia, Pontinia, Aprilia e Pomezia.
I
terreni su cui sorgono ora i vigneti dell'azienda nei pressi di Aprilia, così
come quelli di tutto il resto dell'Agro Pontino, rappresentano dunque, a
differenza delle altre zone vitivinicole d'Italia che vantano tradizioni
secolari, un ambiente nuovo e che ben si presta ad opere di ricerca e
sperimentazione in campo vitivinicolo... Secondo la filosofia aziendale,
infatti, "lo sviluppo futuro della vitivinicoltura Italiana non risiede
solamente nel consolidamento dell'immagine di zone dalla grande tradizione, ma
anche nel raggiungimento, attraverso opportune scelte viticole ed enologiche,
di produzioni di alto livello, caratterizzate dal giusto rapporto
qualità-prezzo, in territori ancora poco conosciuti dal punto di vista del loro
potenziale qualitativo viticolo ed enologico".
Grazie
ad Antonio Santarelli, attuale proprietario
dell'azienda, e a suo padre Dino prende così il via nel 1985 un progetto di
ricerca e sperimentazione che ha visto su questi terreni, oltre alla
progressiva sostituzione della tecnica tradizionale del tendone con sistemi a spalliera
(caratterizzati tra l'altro da una maggiore densità di ceppi per ettaro), l'impianto
di quasi 60 diversi vitigni (soprattutto internazionali) per trovare quelli che
meglio si adattano ad esprimere il territorio... un progetto piuttosto
ambizioso, su una terra dalla recentissima storia vitivinicola, al quale
collaborano tuttora, oltre all'enologo trentino dell'azienda Paolo
Tiefenthaler, anche ricercatori universitari come il Prof. Attilio Scienza
dell'Università di Milano, il Prof. Angelo Costacurta dell'Istituto
Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano ed il Prof. Fulvio Mattivi
dell'Istituto Agrario di San Michele all'Adige.
Frutto
dei 164 ettari di vigneto dell'azienda, nonché di questi lunghi anni di
ricerca, è l'ampia gamma dei vini prodotti, ottenuti perlopiù da vitigni
internazionali (ultimo arrivato è il Tempranillo) e caratterizzati
dall'interessante rapporto qualità/prezzo... una produzione di oltre un milione
di bottiglie l'anno, che fa oggi di quest'azienda uno dei principali punti di
riferimento per l'enologia laziale.
Di
seguito alcuni vini da me degustati:
Lazio IGT Sauvignon
2014
Sauvignon 100%.
6 mesi in acciaio. 13%
Dal
colore giallo paglierino, presenta un naso intenso con sentori di pesca,
salvia, ortica e cerino; al gusto è di buona struttura e caratterizzato da una
decisa nota sapida che, ben equilibrata dalla altre componenti, rende il sorso
gustoso.
Aprile 2014. €. 2-3
anfore
Lazio IGT Petit
Verdot 2013
Petit Verdot
100%. Un anno in barrique.13,5%
Dal
fitto colore rosso rubino, presenta al naso sentori di more, note di sottobosco
e cenni speziati; di buon corpo al gusto, mostra tannini presenti ma non
aggressivi e un finale finemente amarognolo.
Aprile 2014. €. 3
anfore
Lazio IGT Mater Matuta 2011
Syrah 85%, Petit
Verdot 15%. 2 anni in barrique. 14%
Il
nome di questo vino deriva da un'antica divinità italica il cui culto era molto
diffuso nell'Italia Centrale... presso Le Ferriere, non lontano dall'azienda,
sono infatti ritrovati le rovine di un tempio dell'antica città di Satricum,
dedicato proprio alla dea dell'aurora, la Mater Matuta.
Dal
colore rosso cupo, questo vino presenta un naso intenso e complesso, che spazia
su sentori di marasca matura e pepe, note di polvere di cacao e cannella, cenni
di tabacco e noce moscata su un sottofondo balsamico e resinoso; gustoso e dai
tannini vellutati all'assaggio, mostra una componente alcolica ben integrata in
una struttura sì importante ma snellita dalla buona acidità. Finale piacevole e
persistente.
Maggio
2015. €€€. 4 anfore
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