sabato 18 febbraio 2017

Il report dell'evento "Wine Fitness: Cirò"

La sera del giovedì 16 febbraio, presso il "Ramblas Tapas Ristorante" a Grumo Nevano, si è svolto un altro incontro targato "Wine Fitness"... un programma di eventi che, organizzati dall'Associazione Culturale "Enodegustatori Campani", sono volti all'approfondimento di zone vitivinicole attraverso l'assaggio guidato di più bottiglie delle principali aziende del territorio.




Il focus è stato fatto questa volta su quella che è considerata la più famosa denominazione della regione Calabria, ossia Cirò, che prende il nome dalla cittadina, in provincia di Crotone, affacciata sul mar Ionio e un tempo chiamata Cremissa; in antichità il vino qui prodotto, il "Krimisa", veniva dato in dono agli atleti che ritornavano vincitori dalle Olimpiadi di Atene, e la sua produzione divenne così importante che, per facilitare il carico delle navi che attendevano nel porto, furono costruiti con tubi di terracotta dei veri e propri "enodotti" che partendo dalle colline circostanti arrivavano direttamente ai punti di imbarco. Sui terreni argilloso-sabbiosi del territorio di Cirò e di altri comuni limitrofi, si coltiva il Gaglioppo, vitigno autoctono a bacca rossa il cui nome deriva da un termine greco che significa “bellissimo piede”, dove per “piede” si intende il rachide e quindi per estensione l’intero grappolo. Tale vitigno, che fu verosimilmente importato in Italia dai coloni greci nel VII secolo a.C., era probabilmente alla base del vino "Krimisa".



Ad aprire le danze è stato il Cirò Rosso Classico Superiore Riserva 2012 di Caparra & Siciliani, una cooperativa che sin dai primi anni '60 rappresenta un punto di riferimento per l'intero territorio. Produttori di vino sin dal XIX secolo, le famiglie Caparra e Siciliani lavorano le uve provenienti dai vigneti di proprietà dei soci, estesi per oltre 200 ettari. Si tratta di un vino dall'ottimo rapporto qualità/prezzo, di facilissima reperibilità, dotato di buona freschezza e tannini vellutati, caratterizzato al naso da sentori di piccoli frutti a bacca rossa e note di pelliccia; matura in botti di rovere di Allier.



Il secondo vino degustato è stato il Cirò Rosso Classico Superiore Riserva "Duca Sanfelice" 2011, fruttato e floreale al naso, di maggiore struttura rispetto al precedente, ma con tannini ancora da limare al palato. Le uve con cui si ottiene questo vino derivano da vecchie viti coltivate ad alberello, principalmente dalla vigna "Duca Sanfelice"; dopo 7/8 giorni di macerazione, il vino matura in solo acciaio per 36 mesi. Di questo nettare ne vengono prodotte in media ogni anno circa 250'000 bottiglie... come a testimoniare che si possono ottenere vini di qualità anche con numeri elevati (cosa che non spesso riesce a verificarsi). L'azienda produttrice è Librandi, tra le più grandi in Calabria; vanta, infatti, ben 232 ettari vitati distribuiti in sei tenute. Dal sito web aziendale si legge che "I vigneti della tenuta Ponta", nucleo storico dell'azienda, "sono stati impiantati in origine da Raffaele Librandi, padre di Antonio e Nicodemo e nonno dei Librandi dell'ultima generazione in azienda, negli anni '50".


Successivamente abbiamo dato spazio ai vini dell'azienda 'A Vita, il cui nome in dialetto calabrese indica la vite. Otto sono gli ettari vitati condotti da Laura e Francesco, friulana lei e calabrese lui, secondo i principi dell'agricoltura biologica, utilizzando rame e zolfo con parsimonia e facendo sovesci e ridotte lavorazioni del terreno per preservarne la fertilità e favorire la biodiversità del suolo. In cantina le fermentazioni sono spontanee con lieviti indigeni e senza aggiunte di enzimi; basso, inoltre, è l'utilizzo di solforosa.


Abbiamo degustato il Cirò Rosso Classico Superiore 2013, che si è fatto apprezzare per la piacevolezza e consistenza gustativa; ottenuto da viti coltivate in collina (fino a 100 metri sul livello del mare), dopo 5 giorni di macerazione, questo vino matura in acciaio per 18 mesi. Ne vengono prodotte ogni anno in media 8'000 bottiglie.


Altro vino degustato di quest'azienda è stato il Cirò Rosso Classico Superiore Riserva 2010, che è risultato di una complessità straordinaria, fruttato, speziato, balsamico... un vino profondo e di squisita fattura, ottenuto da vecchie viti coltivate in collina, tra i 50 e i 100 metri s.l.m.; dopo ben 2 mesi di macerazione, il vino matura in botti di rovere da 2000 litri per un anno. Solo 3'500 bottiglie per uno vino che, a mio modesto avviso, è da annoverare tra i più grandi rossi italiani.



Incastonata come un brillante tra quella dei due vini precedenti, la degustazione del Cirò Rosso Classico Superiore "Aris" 2013 ha dato prova dell'eleganza che si può raggiungere lavorando la terra e le uve di questa denominazione... un vino che si mostrava un po' ritroso al naso appena versato nel bicchiere, ma che poi come un pavone ha man mano aperto la sua coda; le uve da cui si ottiene provengono da viti coltivate ad alberello ed impiantate nel 1980 a 105 metri s.l.m.; dopo fermentazione spontanea e macerazione a cappello sommerso in vasca di cemento aperta (palmento antico) per 4 giorni, questo vino matura in solo acciaio per 18 mesi. Una chicca prodotta in sole 5'000 bottiglie l'anno da Sergio Arcuri che, discendete da una famiglia di viticoltori, nel 2009 insieme al fratello Francesco e coadiuvato dal papà, inizia i lavori di ammodernamento della cantina. Quattro sono gli ettari vitati dell'azienda, di cui due coltivati ad alberello (un ettaro impiantato nel 1945, l'altro nel 1980) e due impiantati nel 2005 e coltivati a cordone speronato. L'azienda segue in vigna i principi dell'agricoltura biologica.



Infine, abbiamo avuto la possibilità di testare una bottiglia con ben 15 anni di vita sulla spalle, il Cirò Rosso Classico 2001 di Cantina Enotria... potete anche non crederci, ma il tappo è emerso integro dal collo della bottiglia così come il vino, bellissimo nel colore, nei sentori terziari e nel gusto delicato! Una bottiglia che rende onore alla denominazione e a questa cantina, che raggruppa le più antiche aziende viticole del comprensorio e che con i suoi circa 140 ettari di vigneto rappresenta attualmente una delle più importanti realtà enoiche della Calabria. Al suo timone da oltre cinquant'anni troviamo il Comm. Rag. Gaetano Cianciaruso e l'enotecnico Saverio Calabretta, discendente da un'antica famiglia di viticoltori.




Un applauso e mille grazie vanno a Raffaele Santullo, chef e proprietario del "Ramblas Tapas Ristorante", per la gentile ospitalità e per averci sapientemente deliziato con assaggi di cucina spagnola. Raffaele, dopo anni di esperienza in più ristoranti in Spagna, torna sei anni fa nel suo paese, Grumo Nevano, dove nei locali di un antico palazzo storico di Via Roma (che, una volta, ospitavano la pizzeria del papà), ha aperto un angolo di Spagna nel Regno delle Due Sicilie.






sabato 4 febbraio 2017

Wine Kung Fu: Il vino e le arti marziali


Foto presa dal web


Cosa c'entra il vino con le arti marziali, penserete Voi?

Mi vien da rispondere che il vino c'entra sempre!

Ma procediamo con ordine...

Il termine "arte marziale", che sta per "arte di Marte" (dio romano della guerra), fa riferimento ad un insieme di pratiche fisiche, mentali e spirituali legate al combattimento.

Originariamente concepite per aumentare le possibilità di vittoria del combattente, le arti marziali hanno preso man mano la forma di un percorso di miglioramento individuale e di attività fisica completa oltre che di difesa personale.

Attualmente, con il termine "arti marziali" si fa genericamente riferimento alle discipline orientali di combattimento e difesa che, nate in Asia da tempo immemore (le prime notizie risalgono addirittura al III millennio a.C.), si sono poi diffuse e differenziate nei secoli successivi, assumendo ognuna tratti caratteristici peculiari... basti pensare che solo per il Kung Fu (termine che letteralmente significa "esercizio eseguito con abilità", ma con il quale si fa riferimento alla totalità delle arti marziali cinesi) sono descritti oltre un centinaio di stili di combattimento differenti.   

Tra i più famosi e carismatici maestri di arti marziali di tutti i tempi trova sicuramente un posto Bruce Lee... che, nella sua breve ma intensa vita (muore a meno di 33 anni), è stato, tra l'altro, attore, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico.

Nato a San Francisco nel 1940, Bruce Lee ha praticato per molti anni il Wing Chun presso la più famosa scuola di Hong Kong, paese originario della sua famiglia, sotto la guida del grande maestro Yip Man. Tuttavia, la sua innata indole per le arti marziali, lo porta ad apprendere anche le tecniche del pugilato occidentale, vincendo tra l'altro alcuni tornei scolastici di boxe, nonché le tecniche delle altre arti marziali orientali e, non da ultima, la scherma occidentale, di cui il fratello minore era un vero campione. Bruce Lee matura così una visione globale delle arti marziali e adotta uno stile tutto suo, che chiama "Jeet Kune Do", ossia "via del pugno che intercetta"... un'arte scientifico-filosofica della difesa personale basata su un combattimento "essenziale", realizzato attraverso un processo di semplificazione e modificazione di tecniche di combattimento proprie sia delle arti marziali orientali sia di quelle occidentali.

Così, appassionato, ho iniziato a leggere qualcosina in più al riguardo e con mia grande sorpresa nel libro "Jeet kune do. Il libro segreto di Bruce Lee" trovo questo suo riferimento al vino:
"Alcune arti marziali sono molto popolari perché sono belle da vedere, caratterizzate da tecniche fluenti, scorrevoli. Ma attenzione! Sono come un vino che è stato annacquato. E il vino annacquato non è vero vino, non è un vino buono, un prodotto genuino. Altre fanno meno figura, però - come sai - hanno un non so che, un tocco di autenticità, il sapore della genuinità. Sono come le olive. Il loro sapore può essere aspro, dolce-amaro. Ma l'aroma persiste. E impari ad apprezzarle. Mentre nessuno ha mai apprezzato un vino annacquato."

Provate, ora, a trasporre questo concetto filosofico nell'attuale panorama enoico mondiale... a Voi le conclusioni!






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