Dalla
“mezza luna” fertile del Medio Oriente, furono prima i Fenici e poi i Greci a
diffondere la coltura della vite in tutto il bacino del Mediterraneo; in età
imperiale, gli antichi Romani ne diffusero la coltura nel resto del continente
europeo.
La vite è purtroppo soggetta ad alcune avversità che possono influire negativamente sulla
produzione finale; queste avversità si possono così classificare:
- non
parassitarie,
il gelo invernale, le gelate primaverili, la grandine, la carenza e/o l’eccesso
di
minerali, siccità o eccesso idrico (asfissia radicale), erbicidi, ecc.;
- parassitarie, con malattie
provocate da:
virus (arricciamento,
accartocciamento fogliare, suberosi corticale, legno riccio)
funghi (peronospora,
mal dell’esca, oidio)
animali
(ragnetti, tignole, fillossera,
nematodi)
Alla
fine del ‘800 le viti europee furono infestate dalla fillossera, insetto che
vive a spese della vite succhiandole la linfa, proveniente dall’America e che
portò alla distruzione di gran parte del vigneto europeo.
Per
salvare le viti europee dalla scomparsa, si cominciò a reimpiantare le viti
adottando la tecnica dell’innesto di “marza autoctona” europea (la marza è una
porzione di un tralcio di un anno) o di una gemma (primordio di un nuovo asse
vegetale, da cui possono avere origine foglie, rami e fiori) su radici di
specie americana (portainnesto resistente alla fillossera); questa pratica è
ancora in uso in tutte le regioni dove la fillossera imperversa.
Innesto a doppio spacco inglese e alla maiorchina
L’innesto è dato dall’unione di due pezzi
di tralcio (uno dotato di almeno una gemma, l’altro dotato di apparato radicale);
le tecniche di innesto più diffuse sono:
-
a doppio spacco inglese (utilizzata
nell’Italia del Centro/Nord): innesto realizzato al tavolo, ha il vantaggio di
realizzare una precisissima unione dei due tralci;
-
alla maiorchina (a gemma, utilizzato
nell’Italia meridionale e insulare): realizzato direttamente nel vigneto, su un
portainnesto già ben radicato.
In
alcune zone, che presentano caratteristiche tali da rendere difficile la vita
alla fillossera (es. alta quota, terreni vulcanici, terreni sabbiosi), è ancora
possibile piantare un vitigno senza ricorrere al portainnesto americano
(tecnica per talea); in questo caso si parla di viti coltivate su “piede
franco”.
La
talea è un pezzo di tralcio di un
anno dotato di almeno due gemme; piantato verticalmente nel terreno, emette
dalla parte inferiore le radici e dalla parte superiore un germoglio.
Curiosità:
in Cile barriere naturali, quali la Cordigliera delle Ande e il Pacifico,
insieme al deserto dell’Atacama a nord e alla Terra del Fuoco a sud, proteggono
il vigneto dalla fillossera, consentendo così alle viti di crescere su piede
franco.
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