Le
origini del metodo con cui si ottengono spumanti per rifermentazione in
bottiglia risalgono alla metà del XVII secolo ad opera del benedettino Dom Pierre Pérignon; ma già nel “De Salubri potu dissertatio” del XIV secolo, opera
del benedettino Don Francesco Scacchi di Fabriano, si parla di spumante e
spumantizzazione.
Il
termine méthode
Champenois è un’esclusiva francese per il prodotto della regione Champagne che attribuisce il nome
anche al prodotto finale; per questo motivo in Italia il sistema di rifermentazione
in bottiglia si definisce “metodo
Classico”.
I
tratti distintivi dei prodotti ottenuti con il metodo Classico sono:
-
colori che sfumano dal paglierino al
dorato;
-
profumi intensi e complessi (lievito, crosta di pane, fiori bianchi e gialli,
frutta fresca o secca);
-
ottima struttura;
-
lunga persistenza aromatica.
I
passaggi per ottenere un vino spumante con il metodo Classico sono:
-
assemblaggio dei vini-base;
-
aggiunta di “liquer de tirage”;
-
imbottigliamento;
-
tappatura con tappo a corona;
-
presa di spuma;
-
affinamento sui lieviti;
-
remuage;
-
sboccatura (“degorgement”);
-
dosaggio (aggiunta di “liqueur d’expedition”);
-
confezionamento.
L’assemblaggio dei vini-base (ottenuti da
uve vendemmiate anticipatamente per una maggiore acidità) è realizzato per
ottenere il miglior risultato e, spesso, per riprodurre lo stesso stile di
spumante, con le medesime caratteristiche, ogni anno.
Dall’assemblaggio
di vini di uno stesso anno (almeno per l’85%)
si ottiene un “millesimato”; ciò avviene solo nelle annate migliori e
l’annata sarà riportata in etichetta.
Dall’assemblaggio
di vini di annate differenti (conservati per qualità e pregio) si ottiene una
“cuvée”; in questo caso in etichetta non sarà riportata l’annata, trattandosi
di un “sans année”.
Le
miscele di vini-base sono spesso preparate da vini ottenuti sia da uve a bacca
bianca sia da uve a bacca nera; se si utilizzano solo uve a bacca bianca, il
prodotto è definito “blanc de blancs” (vino bianco da uve bianche) ; se si
impiegano solo uve a bacca nera, il prodotto è definito “blanc de noirs” (vino
bianco da uve nere).
Per
produrre spumanti rosati la legge consente di assemblare vini-base bianchi e
rossi.
L’addizione del liquor de tirage alla
miscela di vini-base serve per attivare la rifermentazione ed è costituito da
un po’ di vino con una precisa quantità di zucchero di canna, lieviti e
sostanze minerali.
In
genere la quantità di zucchero presente nel liquor de tirage è di 24 g/l, ciò
ai fini di ottenere una pressione finale di 6 atm, in quanto da circa ogni 4 g
di zucchero si forma un’atmosfera di sovrapressione. In Franciacorta (provincia di Brescia) si produce anche il
Franciacorta Satèn, la cui pressione nelle bottiglie è di circa 4,5 atmosfere,
in quanto la quantità di zucchero aggiunto per la rifermentazione è di 18 g/l;
il risultato è uno spumante di particolare finezza, che ricorda la morbidezza
della seta. In altre regioni si utilizza invece il termine “Crémant” per
indicare spumanti con un minor contenuto di anidride carbonica, quindi con una
spuma più delicata.
I
lieviti più impiegati sono Saccharomyces ellipsoideus e oviformis, in quanto
presentano buona attività anche a basse temperature (10-12°C), scarsa
produzione di acido acetico, resistenza alle alte pressioni e all’alcol.
Le
sostanze minerali sono sali di ammonio (per la riproduzione e lo sviluppo dei
lieviti), caseina e argilla (per facilitare l’eliminazione delle fecce).
Per
l’imbottigliamento si utilizzano le
bottiglie champagnotte e tappi di acciaio inox del
tipo a corona che presentano all'interno una piccolo cilindro di plastica, la “bidule”, che servirà a raccogliere
meglio le fecce.
La
presa di spuma avviene nelle
bottiglie (conservate orizzontalmente in cantine, a temperature basse 10-12°C,
lontane da fonti di luce o di calore) ad opera dei lieviti che trasformano lo
zucchero in anidride carbonica, alcol etilico e altre sostanze secondarie che
conferiscono ai vini profumi e sapori; questa seconda fermentazione avviene
lentamente (anche in 120 giorni) perché i lieviti devono lavorare a basse
temperature.
Il
periodo di affinamento sui lieviti è
regolato da diversi disciplinari di produzione, si va da un periodo minimo di
18 mesi per spumanti non millesimati e di 24 mesi per i millesimati; i
produttori che ricercano la qualità prolungano la durata di questo periodo,
anche di diversi anni.
Durante
questo periodo i lieviti, trovandosi in un ambiente loro sfavorevole (la
pressione interna è molto elevata e c’è una buona concentrazione di alcol
etilico), si degradano (vanno incontro ad autolisi) rilasciando nel vino le
sostanze che avevano precedentemente assorbito e quelle che componevano le loro
cellule, arricchendo così il vino di aromi.
Dopo
diversi mesi di affinamento, le bottiglie vengono scosse (sottoposte al “coup
de poignée”), per rimettere in sospensione i residui dei lieviti (fecce) e
favorire la maturazione dello spumante.
Concluso
l’affinamento, è necessario eliminare i residui dei lieviti rimasti nel vino; questi
residui man mano devono discendere verso il tappo nella bidule e affinché ciò
avvenga, le bottiglie sono portate, molto lentamente, dalla posizione
orizzontale a quella verticale e capovolta; pertanto le bottiglie vengono
sistemate su cavalletti di legno con fori sagomati (“pupitre”), che permettono
di mutare gradualmente l’inclinazione delle bottiglie, portandole da una
posizione orizzontale a quella verticale. Durante questo passaggio di
posizione, le bottiglie vengono sottoposte a remuage, che consiste nello scuotere leggermente le bottiglie per
favorire il distacco dei lieviti dalle pareti e farli convogliare nel collo
delle bottiglie; in passato questa operazione veniva effettuata manualmente,
oggi sempre più aziende utilizzano sistemi meccanici (giropalette).
La
sboccatura (“degorgement”) consiste
nel togliere il deposito di lieviti che si è formato nella bidule del tappo a
corona; i metodi utilizzati per effettuare la sboccatura sono:
-
à la volée, un
tempo il cantiniere toglieva il tappo, liberava la bottiglia dalle fecce e
rapidamente raddrizzava la bottiglia per cercare di non perdere troppo vino, a
causa della spinta dovuta alla pressione interna; se ritardava l’operazione si
aveva invece un nuovo intorpidimento del vino, trovandosi la bottiglia in
verticale ma con la testa in sù;
- à la glace, con
l’ausilio di un nastro trasportatore, si immerge il collo della bottiglia in
una soluzione refrigerante a -25°C in modo che la parte di vino contenente le
fecce congeli; si stappa quindi la bottiglia (posta in posizione normale) e la
pressione interna espelle il cilindretto di ghiaccio che ingloba le fecce.
Spesso
la retroetichetta delle bottiglie riporta l’epoca di sboccatura; che è
importante conoscere, in quanto con la sboccatura lo spumante viene a contatto
con l’aria e quindi si accelerano i fenomeni di maturazione.
Il
dosaggio (“liqueur d’expedition”) è
la miscela, aggiunta prima di tappare nuovamente le bottiglie, la cui
composizione varia in funzione della tipologia di prodotto che si vuole
ottenere e può includere un po’ di vino invecchiato, zucchero di canna e
qualche goccia di distillato; è diversa per ogni produttore, che la custodisce
gelosamente, in quanto definisce il carattere finale del vino.
Dopo
la sboccatura, lo spumante contiene pochissimo zucchero, quindi se non si
effettua alcun dosaggio (la bottiglia è colmata con lo stesso spumante), il
prodotto si chiama “pas dosé” (Nature, Brut sauvage, Dosage zero).
In
base alla composizione del liquer d’expedition (che può contenere diverse
quantità di zucchero), lo spumante può presentare diverso residuo zuccherino
(g/l):
- Pas
dosé < 1
-
Brut nature <
3
-
Extra brut < 6
-
Brut <15
- Extra
dry 12-20
-
Dry, Secco 18-35
-
Demi sec, Abboccato 33-50
-
Dolce, Doux > 50
La
tappatura delle bottiglie di spumante
avviene con tappi la cui parte superiore è costituita da un agglomerato di
sughero, mentre la parte inferiore, a contatto con il vino, da due rondelle di
sughero della migliore qualità; in origine cilindrici, questi tappi assumono la
caratteristica forma a fungo in seguito alla compressione subita e all’effetto
di contenimento della gabbietta di filo di ferro che trattiene saldamente il tappo;
quando si stappa una bottiglia più il tappo tenderà
ad allargarsi e più il prodotto sarà fresco.
Una
volta tappate, le bottiglie vengono scosse per mescolare il vino con lo
sciroppo di dosaggio e, dopo essere state perfettamente lavate e asciugate, sono
rivestite di etichetta, contro etichetta, collarino e capsulone (vestizione); le bottiglie permangono
quindi ancora qualche mese in cantina, per far sì che lo sciroppo di dosaggio
si amalgami perfettamente allo spumante.
Se
hai trovato questo post interessante… dà un’occhiata al mio ebook “Nozioni
di base sul vino”.
Ciao Alessandro, grazie tante per il ripasso, ci vuole ogni tanto!!
RispondiEliminaSe posso permettermi, una piccola osservazione, i monaci benedettini (e trappisti) e gli abati sono chiamati "Dom" da Dominus, come titolo di rispetto.
Giusto Simone! Grazie per l'osservazione e per essere passato!
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