Foto presa dal web |
"... sotto la pioggia, che batte strepitosa e
allegra, continua il traffico proprio a questa strana, unica città: passano
contadine con brente sulle spalle, con tubi di gomma attorno al collo. Dagli
scantinati delle rare casette, che incontriamo inoltrandoci in questo immenso
labirinto di gallerie verdi e di rustici colonnati, ci investe, nella pioggia,
profumo di vino giovane. Finché comprendiamo il motivo della nostra gioia, e ci
diciamo che da qualche minuto stiamo provando quella stessa sensazione violenta
e irripetibile che ci colse quando la prima volta vedemmo le gondole, i
grattacieli, il métro. Carema ha una struttura strana e meravigliosa, che le
deriva appunto dalla sua ubicazione e dalla sua funzione, appunto come Venezia
e New York. Non diversamente da queste città, la sua bellezza è unica..." Queste
le sensazioni di Mario Soldati quando, per la prima volta, vide Carema... "la città-vigneto"
posta a nord-ovest del Piemonte, nel Canavese.
1. In questa zona
che confina con la Valle d'Aosta, tra le provincie di Biella e Torino, in un
paesaggio caratterizzato da altissimi terrazzamenti, scavati dai contadini
nella roccia e riempiti da terra portata dalla valle con le gerle, si trovano
"colonne di pietra inghirlandate di vigna" (Cit. M. Soldati), vigneti
coltivati a pergola.
2.
Questi pergolati, le “topie”, sono sostenuti dai caratteristici “pilun” in
pietra e calce... possenti e tozze colonne doriche che, come spiega il Soldati,
"non servono soltanto di sostegno, e, perciò, non sono sproporzionate: esse trattengono il calore del sole anche
dopo che il sole è tramontato, e, quasi stufe, lo riflettono sui tralci e sui
grappoli, smorzando e sfumando quel quotidiano abbassamento di temperatura, fra
il giorno e la notte, che in montagna è molto più sensibile che non in collina
o in pianura, e molto più dannoso alla maturazione delle uve"... donando
così al vino quel "gusto inimitabile di sole e pietra".
3. Su queste terre
di origine morenica (ossia originate da detriti accumulati e trasportati dai
ghiacciai), la tradizione vitivinicola vanta un antico passato ed il vino qui
prodotto fu definito da Sante Lancerio, bottigliere del Papa Paolo III Farnese,
"un'ottima e perfetta bevanda da principi e signori".
4. Tutelato
dall'omonima DOC, il vino di Carema è ottenuto per almeno l'85% da uve del
vitigno Nebbiolo, che qui è chiamato "Picotendro" per via degli acini piccoli e teneri.
5. Vino di grande longevità, il Carema affina
per un periodo minimo di 24 mesi, di cui almeno 12 in botti di rovere o di
castagno; per la tipologia Riserva l'invecchiamento è di almeno 36 mesi.
6. Nel bicchiere suole
avere un colore rosso granato che nei lunghi anni di affinamento nelle botti e,
successivamente, in bottiglia, acquista bellissime tonalità aranciate; al naso gli
aromi iniziali di rosa e violetta si intrecciano ai sentori di frutta sotto
spirito e a quelli speziati di pepe, di tabacco e di cuoio; etereo, strutturato,
complesso dal punto di vista gustativo e con buona persistenza aromatica... è
un vino tannico, nel quale le morbidezze vanno a comporre un buon equilibrio.
7. Lo berremo con
arrosti, selvaggina, lepre in salmì, carni rosse, pietanze arricchite da
tartufo, formaggi stagionati non
piccanti ma anche fuori dai pasti senza alcun abbinamento come vino da
“meditazione” o da "caminetto".
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