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1. Nobile vitigno a bacca biacca di antichissima origine, il Greco, così come altri vitigni con
simile etimologia del nome, fu probabilmente introdotto nel Sud Italia in
seguito alla colonizzazione greca del VIII secolo a.C., quando la crisi agricola
ellenica spinse molti contadini a trovare nuove terre da coltivare nella nostra
penisola.
2. In base alla particolare forma dei suoi grappoli che, piuttosto piccoli e
compatti, sono muniti di un'ala così sviluppata da far sembrare che siano
doppi, Carlucci nel 1909 ipotizzò per primo che questo vitigno potesse derivare
dalla “Aminea gemella”, pregevolissima famiglia di viti descritta nelle
“Georgiche” da Virgilio.
3. Con il nome di Greco Bianco o Greco di Gerace si indica, invece, un
vitigno calabrese (l'aggettivo "Bianco" definisce un'appartenenza
geografica) che si distingue dalla famiglia dei Greco per struttura e forma del
grappolo.
4. Inoltre, è da ricordare che con il termine "Greco" o
"Grechetto" ci si riferiva in passato a differenti vitigni a bacca
bianca... accomunati dal fatto di essere utilizzati nel Medioevo per produrre
vini passiti dolci simili a quelli importati dall'Oriente dai mercanti
veneziani, particolarmente apprezzati e costosi.
5. Il Greco è oggi diffuso in tutta la Campania: dapprima coltivato sul
Vesuvio e nei Campi Flegrei, la sua coltivazione si estesa successivamente
nelle zone più interne della regione, Irpinia e Sannio. In particolare, questo
vitigno ha mostrato di prediligere i terreni gessoso-tufacei della zona di
Tufo, ricca tra l'altro di miniere di zolfo, dove è alla base della DOCG Greco di Tufo.
6. Nelle sue terre di elezione dà un bianco di straordinario carattere: interessante
al naso, dove sentori di pesca
e mandorla amara si intrecciano a note minerali sulfuree; ricco di struttura al
gusto (tanto che spesso si parla di questo vino come di "un rosso
travestito da bianco"), dove si fa notare per la sua elevata acidità. Si è
soliti abbinare questo vino con pesci e crostacei, tuttavia non sfigura affatto
con la mozzarella di bufala.
7. Una breve ma intensa descrizione del
Greco di Tufo è quella di Manuela Piancastelli: "Un terroir particolare
che restituisce a quest'uva e al vino profumi e caratteristiche del tutto
peculiari. Rispetto al cugino Fiano, è ruvido e difficile, con minori profumi,
più nervoso e difficile da interpretare. E' come un ragazzino ostico, di poche
parole ma pieno di qualità che molti, purtroppo, cercano di omologare dandogli
forzatamente un'eleganza che non gli è propria".
Inoltre,
il disciplinare di produzione della DOCG prevede anche la tipologia “Spumante”,
ottenuta con il metodo della rifermentazione in bottiglia (metodo classico) ed
affinamento minimo di 36 mesi.
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