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1. Quando si
immagina la Toscana, il pensiero va
alle dolci e verdi colline ricoperte da filari ben ordinati di viti dove,
immerse tra ulivi e cipressi, raffinate e antiche ville ospitano spesso aziende
agricole la cui storia si intreccia con quella del luogo, dando così sapore al
fascino paesaggistico di questa regione del Centro Italia. Riparta dagli
Appennini dai freddi venti settentrionali, la Toscana presenta un clima
mediamente temperato con differenze, però, da zona a zona in funzione della
distanza dal mare, dall'altitudine e dalla disposizione dei rilievi.
2. Il nome di
questa regione deriva da "Etruria", termine utilizzato dai latini per
indicare la terra abitata dagli Etruschi, poi trasformato in "Tuscia"
ed, infine, in "Toscana". All'epoca etrusca risalgono, infatti, le
origini della viticoltura toscana; tuttavia, fu nel Medioevo che i vini di
questa regione ebbero maggior fama, soprattutto grazie al potere politico e
commerciale ricoperto dalle città di Firenze e Siena. Successivamente,
l'importanza assunta dall'enologia toscana è testimoniata dall'istituzione, voluta
da Cosimo III de' Medici nel 1716, delle
prime "denominazioni di origine", in cui si stabilirono le aree e le
regole per la produzione dei vini Chianti, Pomino, Carmignano e Valdarno di
Sopra.
3. In questa
regione si coltivano perlopiù uve a bacca rossa e tra queste la più diffusa è
il Sangiovese, da cui si ottengono
vini rossi famosi nel mondo. Il territorio del comune di Montalcino, in provincia
di Siena, era noto per la produzione di un vino bianco dolce ottenuto da
uve Moscato Bianco fino alla seconda
metà del '800; ossia, fino a quando Clemente Santi iniziò a studiare le
potenzialità del Sangiovese Grosso in
questo territorio: successivamente, Ferruccio Biondi-Santi (figlio di Jacopo
Biondi e Caterina Santi) iniziò a produrre un vino rosso di eccellente
qualità... prese vita così il Brunello
di Montalcino, un vino rosso di grande struttura e longevità che, tuttavia,
presenta caratteristiche alquanto diverse a seconda della zona di produzione:
la parte di Montalcino che volge a sud-ovest, verso la Maremma, mostra un clima
più mite e più secco, oltre a terreni più sciolti, con il risultato che in
questa zona le uve maturano prima ed il vino risulta più morbido e più pronto;
la parte rivolta a nord-est, caratterizzata principalmente da terreni
galestro-argillosi alternati a masse di alberese, dà invece vini ruvidi, più
austeri ma anche più longevi; infine, il versante sud-est, caratterizzato
principalmente da rocce e galestro con presenza di tufo di origine
vulcanica, dà vini di notevole
profondità e di grande eleganza.
4. Sempre in provincia
di Siena, nel territorio del comune di Montepulciano, il Sangiovese Grosso è alla base di un
altro grande vino rosso, il Vino Nobile
di Montepulciano, alla cui composizione possono partecipare in piccola
percentuale anche altre uve rosse (tra cui il Canaiolo Nero) ed il cui nome si deve ad Adamo Fanetti: questo
produttore di Montepulciano, che con la sua cantina si prodigò molto nella
promozione dei vini della zona negli anni successivi alle due guerre mondiali,
usava chiamare il suo ottimo vino con l'appellativo "Nobile". In
questa provincia si produce, inoltre, il più importante vino bianco toscano, la
Vernaccia di San Gimignano, da uve
coltivate sulle colline dell'omonima città delle torri.
5. La
denominazione Chianti comprende una
vasta zona, che si estende sul territorio di più provincie e nella quale è
possibile individuare sette sottozone: Colli
Aretini, Colli Fiorentini, Colli Senesi, Montalbano, Montespertoli
e Rufina; mentre, la denominazione Chianti Classico si riferisce solo al
territorio più antico, compreso tra le provincie di Firenze e Siena.
Attualmente, questo vino è ottenuto da uve Sangiovese
in purezza o assemblate con una piccola percentuale di uve a bacca rossa sia
locali (come Canaiolo Nero) sia
internazionali (come Merlot e Cabernet Sauvignon) e/o di uve a bacca
bianca (come Malvasia Bianca e Trebbiano Toscano); l'aggiunta di ulteriori
uve risale al 1840 ad opera del barone Bettino Ricasoli, in quanto questo vino,
all'epoca ottenuto da sole uve Sangiovese,
risultava troppo duro da bere; inoltre, il barone introdusse la pratica del
"governo alla Toscana" per arricchirne il colore ed esaltarne i
profumi, aumentandone nel contempo gradazione alcolica e struttura: tale
pratica enologica è basata su una lenta rifermentazione del vino innescata
dalla successiva aggiunta di uve appassite.
6. In provincia
di Grosseto troviamo altri due importanti vini rossi a base di uve Sangiovese: il Morellino di Scansano, ottenuto da un biotipo di Sangiovese Piccolo il cui nome deriva
dalla razza di cavalli un tempo impiegati per trainare le carrozze, ed il Montecucco Sangiovese. Sempre nella
stessa provincia troviamo la produzione del Bianco di Pitigliano che, ottenuto soprattutto da uve Trebbiano Toscano coltivate su terreni
tufacei, riposa in suggestive cantine scavate nel tufo.
7. Nel vigneto
toscano sono piuttosto diffusi i vitigni internazionali (soprattutto a bacca
rossa, come Merlot e Cabernet Sauvignon) che, importati nel
'700 dalla Francia, entrano attualmente a far parte di più denominazioni (tra
cui Chianti, Carmignano e Pomino) in
assemblaggio con altre uve locali (Sangiovese
in primis); in particolare, la loro presenza è massiccia in provincia di
Livorno, lungo la costa tirrenica, dove li troviamo assemblati al Sangiovese nel Rosso di Val di Cornia ed in purezza nelle denominazioni Suvereto e Bolgheri. Interessanti risultati si stanno ottenendo, invece, da
uve Syrah nel territorio di Cortona in provincia di Arezzo.
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