La
sera del giovedì 30 marzo, presso il ristorante pizzeria "La Frasca" a Pozzuoli,
si è svolto un altro incontro targato Wine Fitness...
un programma di eventi che, organizzati dall'Associazione Culturale "Enodegustatori Campani",
sono volti all'approfondimento di zone vitivinicole attraverso l'assaggio
guidato di più bottiglie delle principali aziende del territorio.
Il
focus è stato fatto questa volta sui vini prodotti in Puglia a partire da uve Primitivo;
quest'ultimo è un vitigno a bacca rossa di origini incerte, il cui nome deriva
dalla precocità di maturazione dell’uva, che avviene mediamente tra la fine di
agosto e i primi di settembre.
Presente
in Puglia da tempo immemore (alcuni ritengono che la sua introduzione risalga
al periodo della colonizzazione fenicia), questo vitigno è alla base delle DOC Primitivo di Manduria e Gioia del Colle; si osservano, però, alcune
differenze fenotipiche tra i biotipi coltivati nei territori di queste due
denominazioni, il che in parte spiega le differenze riscontrabili tra i vini
prodotti nelle due zone. In genere a Gioia del Colle troviamo vini più
slanciati rispetto a quelli di Manduria, grazie anche alle elevate altitudini,
che in alcuni casi arrivano a toccare i 500-600 metri e che garantiscono ampie
escursioni termiche (conferendo così all'uve, e quindi anche ai vini, elevata
acidità e ricchezza di sostanza aromatiche); mentre a Manduria troviamo, in
genere, vini dai colori molto scuri e dagli intensi sentori di frutti di bosco,
morbidi e ricchi di alcol.
Primo
vino in assaggio è stato il Primitivo
Puglia IGP 2015 "Moi" di Varvaglione.
Fondata nel 1921, quest'azienda, condotta oggi da Cosimo e Maria Teresa
Varvaglione, ha sede a Leporano (in provincia di Taranto) e conta ben 155
ettari vitati, da cui ottiene circa un milione e mezzo di bottiglie l'anno.
Ottenuto
da viti coltivate a ridosso del Mar Ionio, questo vino è risultato piuttosto
ridotto al naso in prima battuta, aprendosi poi man mano con sentori di amarena
e fiori rossi; maggiori consensi ha ricevuto in fase gustativa, concedendo una
beva piacevole ed equilibrata.
Il
secondo vino degustato è stato il Salento
Primitivo IGP 2011 di L'Archetipo.
Quest'azienda, passata nel corso degli anni dalla pratica dell'agricoltura
biologica a quella della biodinamica, adotta oggi in vigna, seguendo il
pensiero di Masanobu Fukuoka, i principi dell'agricoltura sinergica... ossia,
di un'agricoltura del tutto sostenibile, in cui le sinergie tra tutti gli
anelli dell'ecosistema sono innescate: al bando la chimica e l'aratura! La
filosofia è quella di tornare agli archetipi, ossia alla naturale forma di un
qualcosa. I 20 ettari vitati di proprietà dell'azienda sono adagiati ad oltre
300 metri sul livello del mare, ai piedi della murgia barese, su terreni
originatesi dall'accumulo di terra rossa residuante dai processi di
carsificazione e di erosione dei dossi calcarei (conosciuti con il nome di
murgia).
Ottenuto
da viti con un'età media di circa 15 anni, coltivate a controspalliera libera, questo
vino mi ha colpito al naso per i suoi tratti mediterranei, risultando
avvolgente con i suoi sentori di more, cespuglio, arbusti, erbe essiccate e
ciliegia selvatica; non mi ha deluso poi al gusto, denotando snellezza ed agile
beva. Le uve da cui si ottiene vengono raccolte nella prima settimana di
settembre; la vinificazione avviene con l'utilizzo di lieviti autoctoni ed il
vino viene lasciato poi maturare in grandi botti di legno di rovere per 12
mesi. Non si effettua alcuna chiarifica o filtrazione. Produzione media annua:
37'000 bottiglie.
Siamo
passati poi all'assaggio del Salento
Primitivo IGP 2012 "Taras" delle Tenute Al Bano Carrisi. L'azienda è di proprietà del noto cantante,
che non dimentica le sue origini, mantenendo vivi dentro di sé l'amore ed il
rispetto per la terra... valori trasmessi dalla sua famiglia contadina, che da
generazione abita e lavora quelle assolate campagne pugliesi abbracciate dalla
macchia mediterranea, dove si produce vino sin dal '700.
Prodotto
in circa 35'000 bottiglie l'anno questo vino, ottenuto da viti coltivate ad
alberello e maturato in barrique di rovere francese per quasi un anno, deriva
il nome dall'eroe mitologico ritratto sull'antica moneta argentea di Taranto...
raffigurato a cavallo di un delfino e con un tridente alla mano sinistra, secondo la leggenda Taras, figlio di
Poseidone e della ninfa Satyra, fu tra i primi a colonizzare la Magna Grecia.
Dopo un inizio entusiasmante al naso, dove ha esordito con sentori di prugna e
ciliegia, note di tabacco dolce e terra umida, il vino ha poi virato man mano
su toni meno eleganti di frutta dolce; di discreta struttura e freschezza al
gusto. Il giudizio di questo vino è stato forse un po' penalizzato
dall'assaggio del vino successivo.
E'
stata, infatti, poi la volta del monumentale Gioia
del Colle DOC 2008 "17" di Polvanera.
Quest'azienda deriva il nome dal fatto che, adiacente alla cantina, si trova
una masseria risalente al 1820, la cui struttura era utilizzata in passato per
la produzione di carbone: da qui, il soprannome "Polvagnor" (che, in
dialetto pugliese, sta per "Polverenera"), dato dai compaesani alla
famiglia che la portava avanti e che ha poi ispirato Filippo Cassano,
proprietario ed enologo dell'azienda. Con ben 100 ettari vitati ed una
produzione annua di circa 280'000 bottiglie, l'azienda è certificata per la
pratica di agricoltura biologica e dispone di una suggestiva cantina che,
scavata per 8 metri nella roccia calcarea, consente ai vini di affinare ad una
temperatura costante.
Frutto
di viti con un'età media di circa 70 anni e coltivate ad alberello fino a 450
metri sul livello del mare, le uve da cui questo vino si ottiene sono raccolte
nella prima/seconda settimana di settembre. La produzione media annua è di circa
16'000 bottiglie; il periodo di macerazione dura 4 settimane ed il vino matura per
24 mesi in solo acciaio. Si esprime con grande eleganza e complessità al naso: sentori
di frutti di bosco, arbusti, grafite ed olive nere svettano su un sottofondo
balsamico; di grande struttura e persistenza appare al gusto, saporito, ricco
di sostanza, di estratti... quasi masticabile! Ma, nel contempo, è di una bevibilità
estrema! Un vero capolavoro!
Infine,
abbiamo degustato il Primitivo di Manduria
DOC 2013 "ES" di Gianfranco
Fino. Nata nel 2004, l'azienda
di Gianfranco Fino è passata da poco più di un ettaro a oltre 15 ettari di
vigneto, in cui tutte le viti sono coltivate ad alberello secondo i principi
dell'agricoltura biologica. Anche se giovane, quest'azienda ha già ottenuto
riconoscimenti importanti, acquisendo in pochi anni visibilità a livello
internazionale.
Questo
vino nasce da uve raccolte dopo un lieve appassimento (fine agosto); le viti da
cui queste si ottengono hanno un'età media di circa 60 anni e sono coltivate a
circa 100 metri sul livello del mare. Dopo una macerazione che va da due a tre
settimane, il vino (prodotto in circa 15'000 bottiglie l'anno) matura poi per 9
mesi in barrique (per il 50% nuove e per il 50% di secondo passaggio). il vino appare
ritroso al naso, piuttosto contratto; al gusto è piacevole, di grande struttura
e persistenza... ha la stoffa del campione! Un infanticidio!
Grazie
e alla prossima!
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Grazie per la visita.