Oggi
ho bevuto un bottiglia di vino dall'etichetta davvero brutta,
"gorgonica", tanto che a guardarla sullo scaffale di un'enoteca mi
avrebbe distolto dal comprarla.
Per
mia fortuna, tale etichetta non è riuscita a distogliere dall'acquisto un mio
amico più lungimirante (lo stesso che ha giustamente definito "gorgonica"
quest'etichetta).
Il
vino, al contrario dell'etichetta (di oggettiva bruttezza), si è presentato con
un naso di straordinaria bellezza... un naso nobile che, con i suoi sentori di
spezie orientali e di comò, i suoi cenni di caffè e di pesca, sembrava dirmi "Sono
un Brunello! Uno di quelli di più squisita fattura"... ed, in effetti, lo
era!
Si
trattava del Brunello di Montalcino 2008
Podere Sante Marie dei coniugi Colleoni,
un vino nato nel rispetto del territorio e maturato in grandi botti di rovere.
All'assaggio
non era di struttura consistente (considerando la tipologia), ma ciò ne ha
favorito la beva; il vino scorreva infatti con l'agilità di una gazzella che sfugge
al leone nella calda savana africana.
Permangono, però, ben impressi nella mente l'eleganza,
gli aromi di bocca, il piacevole ricordo della bevuta.
Un
vino che mi è piaciuto davvero molto!
Peccato
però per l'etichetta... perché anche l'occhio vuole la sua parte!
Nel
caso specifico, si tratta di una piccola produzione (poche migliaia di
bottiglie l'anno, che vanno letteralmente a ruba); mi domando, però, in altri
casi (e ce ne sono molti): Quanto vale l'avere una bella etichetta sulla
bottiglia? Che incidenza ha questo fattore sulle vendite?
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