Un
distillato o acquavite ("acqua di vita" secondo la scienza galenica
medioevale) è un prodotto alcolico derivante dalla distillazione di un
fermentato, generalmente di origine vegetale.
In
antichità i babilonesi e gli egizi praticavano la distillazione del vino e del
sidro; tale procedimento iniziò a diffondersi in occidente solo nel Medioevo,
quando la Scuola Medica Salernitana riprese tecniche già utilizzate dagli arabi
ottenendo distillati per scopi curativi.
Le
fasi di produzione di un distillato sono:
-
preparazione del mosto;
-
fermentazione;
-
distillazione;
-
stabilizzazione;
-
eventuale invecchiamento ed aromatizzazione.
Preparazione del mosto
Il
mosto da sottoporre alla successiva fermentazione può essere ottenuto a partire
da:
-
materie prime ricche di zuccheri semplici e fermentescibili (glucosio, fruttosio),
come ad esempio l'uva; in questi casi per ottenere il mosto pronto per la
fermentazione è sufficiente macinare o schiacciare la materia prima;
-
materie prime ricche di amido, zucchero complesso ed infermentescibile, che è
necessario ridurre in zuccheri semplici e fermentescibili con operazioni di
maltaggio, come ad esempio avviene nel caso si adoperino cereali.
Fermentazione
Al
mosto si aggiungono lieviti (Saccharomyces cerevisiae), che svolgono la
fermentazione in pochi giorni producendo alcol etilico e altre sostanze;
inoltre, le stesse cellule del lievito disgregandosi cedono sostanze proprie al
prodotto di fermentazione.
Distillazione
La
distillazione è un procedimento fisico e chimico che consente la separazione
dei componenti volatili di un fermentato in base al loro diverso punto di
ebollizione, con lo scopo di concentrare l'alcol etilico presente nel
fermentato (che passa dal 5-12% fino al 65-72%) e selezionare le sostanze
pregiate, scartando invece quelle meno nobili e sgradevoli.
Tale
procedimento avviene riscaldando il fermentato e provocando in tal modo il
passaggio allo stato di vapore dei suoi componenti volatili, i quali verranno poi
ricondensati in liquido con opportuni sistemi di raffreddamento.
La
distillazione discontinua viene
realizzata alimentando la caldaia in modo intermittente con un carico, chiamato
“cotta”, che viene poi scaricato una volta esaurito (borlande); la caldaia
viene quindi ricaricata con una nuova cotta; questa distillazione è spesso
svolta nei tipici “alambicchi” di rame, panciuti e sormontati da un collo di
cigno, ed ha il vantaggio di ottenere distillati che presentano maggiore
tipicità.
Il
riscaldamento del prodotto da distillare nella caldaia può avvenire:
- a fuoco
diretto, con il fuoco che riscalda direttamente la base della caldaia;
- a
bagnomaria, attraverso il riscaldamento dell’acqua contenuta in un’intercapedine
che circonda la caldaia;
- a vapore
(i più diffusi), con una corrente di vapore che passa attraverso il prodotto da
distillare.
La
distillazione continua è svolta,
invece, alimentando ininterrottamente gli impianti di produzione, che sono
delle speciali “colonne a torre”, costituite da tubi inframmezzati da segmenti
metallici chiamati “piatti”: i vapori risalgono verso l’alto incontrando sulla
loro strada l’ostacolo dei piatti e trovano quale unico sbocco le “campanelle”,
cavità che mettono in comunicazione con il segmento successivo; le parti meno
volatili formano una base liquida mentre i vapori più leggeri continuano la
loro corsa verso l’alto.
Nella
distillazione, sia continua che discontinua, si opera la rettificazione, ossia la separazione delle sostanze volatili di
pregio da quelle meno pregiate.
I
primi vapori, che si liberano dal fermentato sottoposto a riscaldamento (tra 25
e 75°C), costituiscono le cosiddette teste
del distillato e sono ricchi di sostanze molto volatili (acetaldeide, acetato
di etile, acetali ed altre) responsabili di odori poco gradevoli, ragion per
cui devono essere eliminati (“taglio delle teste”).
Successivamente,
quando la temperatura del fermentato aumenta (tra 78-100°C), si liberano quei vapori
ricchi di alcol etilico e sostanze gradevoli, che rappresentano il cosiddetto cuore del distillato.
Oltre
i 100°C si liberano poi i vapori che contengono le sostanze più pesanti, le code del distillato, spesso causa di
odori poco piacevoli, a volte irritanti; anch'essi quindi vanno eliminati
(“taglio delle code”).
Nota: Ai fini di
ridurre la presenza di metanolo in un distillato, la selezione del cuore
avviene a partire da una temperatura di 78°C (temperatura a cui l’alcol etilico
si stacca dal fermentato), in quanto il metanolo si sgancia ad una temperatura
compresa tra 70 e 75°C.
Stabilizzazione
Conclusa
la distillazione, i prodotti così ottenuti possono risultare un po' pungenti e
aggressivi, per cui necessitano di un periodo di riposo in acciaio o in vetro
per armonizzarsi ed acquisire un bouquet più complesso ed elegante.
Inoltre, i distillati subiscono spesso processi di:
-
riduzione del grado alcolico,
realizzata con l’aggiunta dosata di acqua demineralizzata o deionizzata, fino a
raggiungere una gradazione alcolica compresa tra 38% e 60%, in modo da smorzare
i sentori di alcol e rendere meglio percepibili altre sfumature;
-
refrigerazione, per permettere la
condensazione delle sostanze ad alto peso molecolare (le più pesanti), in
genere poco nobili e a volte causa di torbidità, che vengono poi filtrate;
-
filtrazione, per rendere il prodotto
limpido e trasparente;
-
zuccheraggio, per dare morbidezza ed
amplificare la persistenza aromatica; l’aggiunta di caramello o zucchero
bruciato influenza inoltre il colore, che varia tra il paglierino e l’ambra (i
distillati appaiono come invecchiati ),
oltre a conferire spesso un sapore tendenzialmente dolciastro e amarognolo.
Invecchiamento
L'eventuale
invecchiamento in botti può arricchire il distillato di aromi, con evidenti
differenze a seconda dei legni utilizzati, del loro grado di tostatura e dei
tempi di contatto, nonché di variabili legate all'ambiente esterno (come
temperatura e umidità).
Aromatizzazione
Un tempo
utilizzata soprattutto per correggere eventuali difetti, avviene perlopiù per:
- infusione dell'agente aromatizzante (spesso piante officinali) nel fermentato da
sottoporre a distillazione;
- aromatizzazione dei vapori idroalcolici, con il loro passaggio attraverso
filtri aromatizzati;
- macerazione dell'agente aromatizzante direttamente nella bottiglia;
- preparazioni idroalcoliche macerate, decotte o infuse ed addizionate al
distillato.
Puoi
trovare altri appunti del corso per Sommelier alla pagina "Appunti Sommelier" di questo blog.
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