mercoledì 30 dicembre 2015

Le "5 anfore" 2015... le mie più emozionanti bevute dell'anno!


Ne sono stati, in verità, anche di più! Tuttavia, ne voglio qui di seguito riportare solo dodici (quanti ne sono i mesi dell’anno) tra i vini che ho degustato nel 2015 e cui ho attribuito “5 anfore”.

Si tratta di vini che, oltre ad essere di altissimo livello qualitativo, mi hanno davvero emozionato!

Talvolta in una recensione l’esaltazione (o la penalizzazione) di una bottiglia di vino deriva anche dallo stato d’animo che accompagnava la bevuta; d’altronde, il bere vino è un atto umano ed è, dunque, giusto che sia così!  

 
 


Un vino che dipinge al naso, come anche al gusto, quello scorcio di Liguria in cui nasce.

 
 


Fa scintille al naso ed è portentoso al gusto... di una persistenza gusto-olfattiva incredibile!

 
 


L'etichetta è brutta... ma il vino è da paura!

 


E' uno di quei vini che, una volta bevuti, ti fanno sentire un uomo migliore!

 
 


Un vino di rara finezza ed eleganza.

 
 


Da viti coltivate a piede franco... uno Champagne che sospinge ad una bevuta compulsiva.

 
 


Ammaliante al naso, è di una disarmante e squisita eleganza al gusto.

 
 


Vino cupo nel colore come anche al naso; strutturato ma allo stesso tempo di grande freschezza e bevibilità... che ci dimostra come la longevità di un vino non sia necessariamente legata ad una elevata componente alcolica.

 
 


Ha sicuramente tanti anni ancora davanti ma se ne avete qualcuna in cantina e decidete ora di stapparla, di sicuro non ve ne pentirete... è arrapante!

 
 


Mica solo rosati in Provenza? Ecco un rosso dai tratti squisitamente mediterranei!

 
 


Un vino dai toni autunnali al naso e che sfilava in bocca con leggiadria.

In una sola parola... Poetico!

 
 

Grand Cru Romanée-Saint-Vivant 2000 Joseph Drouhin

Estasi.

 
Sperando di continuare sempre a bere così bene, auguro a tutti uno splendido ed enoico anno nuovo!

venerdì 4 dicembre 2015

Il vino in Abruzzo riassunto in 7 punti


Immagine presa dal web


Questa regione perlopiù montuosa, posta alle spalle del Lazio, tra l'Appennino e il mar Adriatico, fu descritta dal poeta latino Ovidio, nativo di Sulmona, come “terra ricca del dono di Cerere e ancor più feconda di uve”.

 

1. La vitivinicoltura e la pastorizia rappresentano da sempre le principali e più tradizionali attività economiche regionali, ma a causa dello spopolamento montano, si sono avuti momenti di decadenza; tuttavia negli ultimi tempi si notano chiari segni di ripresa.

 

2. Alla fine del XIX secolo il patrimonio ampelografico abruzzese era considerevole, ma all’inizio del ‘900 giunse il flagello della fillossera, che portò alla riduzione del numero di vitigni impiegati a favore del Trebbiano e del Montepulciano, nonché ad una produzione orientata più verso la quantità che la qualità. Ai vitigni tipici, come Pecorino, Montonico, Cococciola, Passerina, si affiancano oggi anche vitigni internazionali, come Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Pinot Bianco, Pinot Nero, Chardonnay, coltivati soprattutto nel Teramano.

 

3. La viticultura si concentra nella fascia collinare che digrada verso il Mar Adriatico, solcata da numerosi fiumi, e in una piccola area al confine con il Lazio.

 

4. Nei vigneti l’alberello e le alberate (viti maritate ad alberi, reminiscenza degli impianti etruschi) hanno man mano lasciato spazio ad allevamenti di tipo espanso, come la pergola abruzzese; solo in provincia di Teramo resistono i sistemi tradizionali, anche se non mancano i filari a controspalliera, guyot e cordone speronato.

 

5. Sono a base di Montepulciano le denominazioni regionali: Cerasuolo d'Abruzzo, vino rosato strutturato e profumato, e Montepulciano d'Abruzzo, potente vino rosso, elegante e ricco di sfumature olfattive, nonché dotato di una notevole propensione per l'invecchiamento; sempre il Montepulciano dà vita ai vini di Villamagna e della DOCG Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane; su queste colline poste al nord della regione, tra le altitudini del Gran Sasso e le coste dell'Adriatico, da viti coltivate su terreni di ardesia nasce un vino dal notevole equilibrio tra tannicità e morbidezza, “il classico pugno di ferro in guanto di velluto” come lo definì il noto giornalista Daniel Thomases dopo averlo assaggiato.

 

6. Il Trebbiano d'Abruzzo, vitigno autoctono regionale, è alla base di un vino bianco a denominazione regionale, il Trebbiano d'Abruzzo, ed è spesso confuso con il Bombino Bianco (vitigno che è, tra l'altro, contemplato anch'esso nel disciplinare). Da queste uve a seconda dell'epoca di raccolta, delle modalità di vinificazione e maturazione, si possono ottenere sia vini non molto strutturati e di pronta beva sia vini con grande struttura e propensione per l'invecchiamento.

 

7. Altre denominazioni d'origine sono: Controguerra, piccola zona vitivinicola al confine con le Marche, dove ai vitigni tradizionali si affiancano vitigni internazionali; Ortona, antichissimo centro marinaro dove ha, tra l'altro, sede l'Enoteca Regionale; Terre Tollesi, una delle DOC più piccole d'Italia.

 

Per concludere... Ecco alcuni tra i migliori produttori in base agli assaggi fatti da finora: Cirelli, Masciarelli, Emidio Pepe, Faraone, Pettinella, SciarrTorre dei Beati, Valentini.



Se hai trovato questo post interessante... dà un'occhiata al mio ebook "Nozioni su vini, vitigni e zone vitivinicole d'Italia".

 



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