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Immagine presa dal web |
Questa regione perlopiù montuosa, posta
alle spalle del Lazio, tra l'Appennino e il mar Adriatico, fu descritta dal
poeta latino Ovidio, nativo di Sulmona, come “terra ricca del dono di Cerere e
ancor più feconda di uve”.
1. La
vitivinicoltura e la pastorizia rappresentano da sempre le principali e più
tradizionali attività economiche regionali, ma a causa dello spopolamento
montano, si sono avuti momenti di decadenza; tuttavia negli ultimi tempi si
notano chiari segni di ripresa.
2.
Alla fine del XIX secolo il patrimonio ampelografico abruzzese era
considerevole, ma all’inizio del ‘900 giunse il flagello della fillossera, che
portò alla riduzione del numero di vitigni impiegati a favore del Trebbiano e del Montepulciano, nonché ad una produzione orientata più verso la quantità
che la qualità. Ai vitigni tipici, come Pecorino, Montonico, Cococciola, Passerina, si affiancano oggi anche vitigni internazionali, come Merlot, Cabernet Franc, Cabernet
Sauvignon, Pinot Bianco, Pinot Nero, Chardonnay, coltivati soprattutto nel Teramano.
3. La viticultura
si concentra nella fascia collinare che digrada verso il Mar Adriatico, solcata
da numerosi fiumi, e in una piccola area al confine con il Lazio.
4.
Nei vigneti l’alberello e le alberate (viti maritate ad alberi, reminiscenza
degli impianti etruschi) hanno man mano lasciato spazio ad allevamenti di tipo
espanso, come la pergola abruzzese;
solo in provincia di Teramo resistono i sistemi tradizionali, anche se non
mancano i filari a controspalliera, guyot e cordone speronato.
5. Sono a base di Montepulciano le denominazioni regionali:
Cerasuolo d'Abruzzo, vino rosato strutturato
e profumato, e Montepulciano d'Abruzzo,
potente vino rosso, elegante e ricco di sfumature olfattive, nonché dotato di
una notevole propensione per l'invecchiamento; sempre il Montepulciano dà vita ai vini di Villamagna e della DOCG
Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane; su queste colline poste al nord
della regione, tra le altitudini del Gran Sasso e le coste dell'Adriatico, da
viti coltivate su terreni di ardesia nasce un vino dal notevole equilibrio tra
tannicità e morbidezza, “il classico pugno di ferro in guanto di velluto” come
lo definì il noto giornalista Daniel Thomases dopo averlo assaggiato.
6. Il Trebbiano d'Abruzzo, vitigno autoctono
regionale, è alla base di un vino bianco a denominazione regionale, il Trebbiano d'Abruzzo, ed è spesso
confuso con il Bombino Bianco (vitigno
che è, tra l'altro, contemplato anch'esso nel disciplinare). Da queste uve a
seconda dell'epoca di raccolta, delle modalità di vinificazione e maturazione, si
possono ottenere sia vini non molto strutturati e di pronta beva sia vini con
grande struttura e propensione per l'invecchiamento.
7. Altre denominazioni
d'origine sono: Controguerra,
piccola zona vitivinicola al confine con le Marche, dove ai vitigni
tradizionali si affiancano vitigni internazionali; Ortona, antichissimo centro marinaro dove ha, tra l'altro, sede l'Enoteca
Regionale; Terre Tollesi, una delle DOC
più piccole d'Italia.
Per concludere... Ecco alcuni tra i
migliori produttori in base agli assaggi fatti da finora: Cirelli, Masciarelli, Emidio Pepe, Faraone, Pettinella, Sciarr, Torre dei Beati, Valentini.
Se
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