martedì 16 maggio 2017

Il vino in Emilia Romagna riassunto in 7 punti


Immagine presa dal web

1. Regione di passaggio tra il Nord ed il Centro Italia, l'Emilia Romagna è composta dall'unione di due regioni storiche: l'Emilia, posta a nord-ovest e dal clima continentale, prende il nome dalla via Emilia (strada fatta costruire dal console romano Emilio Lepido per collegare le città di Rimini e Piacenza); la Romagna, invece, posta a sud-est e dal clima più temperato per la vicinanza al mare, deriva il nome dal tardo latino "Romània" (termine con cui nel Medioevo si indicavano i territori sotto il controllo dell'Esacrato Bizantino, che aveva sede a Ravenna). 
Circa metà della superficie regionale è pianeggiante, l'altra metà è in parte collinare ed in parte occupata dagli Appennini ligure e tosco-emiliano.

2. Praticata da tempo immemore, la coltivazione della vite ha avuto in questa regione un forte sviluppo in epoca romana; successivamente, un ruolo importante per la produzione vitivinicola è stato svolto dai monaci benedettini, soprattutto nei pressi di Ferrara. Verso la fine del XIX secolo, a causa della fillossera, circa il 90% dei vigneti fu distrutto e la successiva ricostruzione fu lenta; purtroppo, poi, con la costituzione di cooperative di produttori si ebbe inoltre una produzione orientata verso la quantità e che vide protagonista le diverse varietà di Lambrusco: da queste uve si ottenevano vini poco pregiati che, esportati durante gli anni '70 e '80 negli Stati Uniti, erano lì conosciuti come "Red Cola" e commercializzati in lattina. Fortunatamente, negli ultimi tempi la produzione vitivinicola di questa regione sembra aver imboccato un'altra direzione, essendo sempre più orientata verso la valorizzazione dei vitigni autoctoni; anche se la presenza di varietà internazionali nei vigneti è ancora oggi piuttosto rilevante.

3. La parte più occidentale della regione, in provincia di Piacenza, risente della vicinanza all'Oltrepò Pavese e al Tortonese: infatti, i vitigni più diffusi sono Barbera e Croatina (localmente detta "Bonarda") che insieme danno vita al Gutturnio; prodotto sia fermo che frizzante, questo vino rosso deriva il nome da "Gutturnium", coppa romana d'argento ritrovata in zona, verso la fine dell'800, tra le sabbie del Po. 
Oltre a vini rossi ottenuti da vitigni autoctoni ed internazionali, in questa parte della regione si producono anche vini bianchi da uve aromatiche, quali Malvasia Bianca di Candia e Moscato Bianco, nonché da Ortrugo e da vitigni internazionali, spesso prodotti inoltre in versione frizzante o spumante.

4. Tra le provincie di Reggio Emilia e di Modena troviamo la produzione di vini rossi frizzanti, in versione secca o amabile, ottenuti da differenti varietà di uve Lambrusco; la cui produzione maggiore si registra nella denominazione Reggiano. Il Lambrusco di Sorbara, ottenuto da uve coltivate su terreni sabbiosi, si presenta di solito con un colore più scarico e un corpo più leggero; il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, ottenuto da uve coltivate su terreni argillosi, appare il più strutturato; mentre, il Lambrusco Salamino di Santa Croce, ottenuto da uve coltivate su terreni argilloso sabbiosi, presenta caratteristiche intermedie ai due precedenti e che lo accomunano al Reggiano. 

5. Spostandoci verso est, sulle colline in provincia di Bologna, troviamo la produzione di corposi vini rossi da uve Cabernet Sauvignon, Merlot e Barbera (quest'ultima vinificata anche in versione frizzante), nonché di fragranti e non molto strutturati vini bianchi da uve Sauvignon, Chardonnay, Pinot Bianco, Riesling Italico e Pignoletto; quest'ultimo vitigno dà inoltre vita alla DOCG Colli Bolognesi Classico Pignoletto. La parte pianeggiante della provincia di Bologna, corrispondente alla denominazione Reno (dal nome del fiume che l'attraversa), vede la coltivazione dei vitigni a bacca bianca Montù, Pignoletto, Albana e Trebbiano Romagnolo, da cui si ottengono anche vini frizzanti e spumanti. In provincia di Ferrara troviamo, invece, la denominazione Bosco Eliceo, una zona vitivinicola compresa tra il delta del Po e la foce del fiume Reno, dove si stanno riscoprendo i "vini delle sabbie", ottenuti da vitigni coltivati su terreni sabbiosi e salmastri; tra questi è da menzionare il Fortana ("Uva d'oro"), vitigno a bacca rossa da cui si ottengono vini rossi da bersi entro l'anno e da abbinare a tavola con l'anguilla, in quanto caratterizzati da un colore poco intenso, da delicati sentori di frutta rossa e da un gusto poco tannico ed acidulo.

6. Partendo da Imola e scendendo a sud-est verso il mare, ci troviamo in piena Romagna, la parte più orientale della regione, dove nella campagna a sud di Bologna e Ravenna il vitigno a bacca bianca più coltivato è il Trebbiano Romagnolo, da cui si ottengono enormi quantità di vino, perlopiù poco pregiato. Nei dintorni di Forlì spicca, invece, la coltivazione del vitigno Albana, che dà vita alla DOCG Romagna Albana, comprendente la produzione di vini bianchi secchi, amabili, dolci e passiti. Tra i vini rossi della zona prevale il Sangiovese di Romagna, che si rivela spesso leggero e beverino, soprattutto quando ottenuto da uve coltivate sui terreni sabbiosi nei pressi di Rimini, o piuttosto robusto e complesso, quando ottenuto invece da uve coltivate sulle colline dai terreni calcarei e argillosi nei pressi di Forlì (in particolare nei territori di Predappio e Bertinoro).
Altri vini di questa zona sono il Pagadebit di Romagna, fresco e delicato vino bianco, il cui nome deriva dalla resistenza e produttività del vitigno da cui si ottiene, ossia il Bombino Bianco (che permetteva ai contadini locali di produrre vino anche in annate difficili, permettendo loro di "pagare i debiti"), e la Cagnina di Romagna, ottenuta da uve Refosco dal Peduncolo Rosso (importato dal Friuli in età bizantina e localmente chiamato "Refosco Terrano") ed il cui nome è da ricondursi al gusto un po' aspro (che "morde" il palato come una cagna).

7. Posta al confine tra l'Emilia Romagna e le Marche, la Repubblica di San Marino vanta un'antica storia vitivinicola. Questo piccolo stato, arroccato sul Monte Titano, produce una vasta gamma di vini sia rossi sia bianchi, anche in versione spumante. I vini rossi sono tutti a base di Sangiovese, che rappresenta anche il vitigno più coltivato, mentre i vini bianchi sono ottenuti soprattutto da uve Biancale, Ribolla, Canino, Cargarello e Moscato (da quest'ultimo si ottengono anche vini spumanti dolci e passiti); negli ultimi tempi sono stati introdotti, inoltre, altri vitigni italiani (quali Vermentino, Pignoletto e Ancellotta) ed internazionali (quali Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Nero, Syrah e Cabernet Sauvignon).



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