Zucchero allo Skanderborg Festival nell'agosto 2007 Foto di Danielle dk (Fonte: Wikipedia) |
Oddio!!! Usano zucchero per fare i vini!!! Che Dio ce ne scampi!!! ... Ma per favore!!!!!
Leggo
un recentissimo e scandalizzato articolo su Slow Wine (leggete qui)
circa l' "illecita" pratica di utilizzare zucchero durante la
vinificazione... e mi vien da rileggere le riflessioni di Mario Soldati,
espresse nel suo capolavoro "Vino al Vino"
durante il suo enoico viaggio in provincia di Siracusa e che, a distanza di
tanti anni (era l'Autunno del 1968), si rivelano sorprendentemente attuali:
"Bisogna
sapere che, alla base di tutta la produzione enologica italiana, esiste una
disgraziata legge della fine dell'Ottocento: legge che proibisce, sotto pene
severissime, di vinificare mediante l'aggiunta di qualsiasi quantità di
zucchero, e che, contemporaneamente, impone che il vino tocchi almeno i dieci
gradi di alcool. Di questa legge così contraddittoria (perché l'alta gradazione
di un vino dipende appunto dalla dolcezza del mosto) si lamenta a lungo Emilio
De Marchi, nel romanzo Giacomo
l'Idealista, che è addirittura del 1897. Infatti, molti vini della Val
Padana, delle Prealpi, dell'Appennino ligure, sono squisiti senza che
raggiungano i dieci gradi: specialmente quelli prodotti sul luogo e consumati
sul luogo dalla gente del luogo: vini che non devono necessariamente <<viaggiare>>
e che, quindi, non hanno nessun bisogno di un'alta percentuale di alcool per
essere protetti da fermentazioni secondarie sgradevoli. Tanto a lungo e con
tanta severità fu applicata la legge, che ancora oggi, in tutta Italia è
diffusa la falsa credenza che l'aggiunta di zucchero durante la vinificazione
sia nociva alla salute, e che la legge abbia, appunto, questo obbiettivo
igienico: mentre l'aggiunta di zucchero è assolutamente innocua, e la
legislazione francese, così meticolosa in questo campo, la permette. Lo scopo
della nostra legge era ben altro: era, molto semplicemente ma non altrettanto
esplicitamente, quello di aiutare i baroni viticoltori dell'Italia meridionale,
e in particolar modo delle Puglie e di Sicilia, a vendere i loro mosti, provenienti
dalle terre bruciate dal sole e non irrigate: ricchi cioè di zucchero,
generatore di alcool.
Nacque
così <<lo scongiurato meridionale>>, come lo chiama De Marchi.
Nacque il famoso <<taglio>>, che tanta parte ha nella decadenza dei
nostri vini e, soprattutto, delle nostre capacità di gustare il vino. Una vera
rovina: sia per i vini settentrionali e centrali, che nel taglio si alteravano:
sia per gli stessi vini meridionali che, fatalmente, cominciarono a essere
conosciuti ai consumatori del Nord solo attraverso l'impiego che se ne faceva
nel taglio, mentre vinificati sui loro posti e con uve vendemmiate non così
tardi avevano tutt'altro sapore, erano tutt'altra cosa: molto più secchi,
gradevoli, leggeri. La tradizione meridionale, infatti, voleva che le uve
fossero raccolte non come accadde dopo la promulgazione della legge, e cioè
preoccupandosi prima di tutto del raggiunto grado di dolcezza: ma vendemmiate
prima, a tempo giusto, quando non sono ancora così cariche di zucchero."
Poi
il Soldati prosegue:
"Il
signor Bonvicino", anima della Casa Vinicola Arethusa, "giura che,
tra qualche anno, la maledetta legge sarà abrogata. Anche noi crediamo che il
primo passo per risanare la produzione vinicola italiana sarebbe proprio
questo, ma, ahimè, non ne scorgiamo i sintomi annunziatori."
Se
anche Voi considerate assurdo il divieto di utilizzare zucchero nella
vinificazione, siete liberi di condividere questo post... Ad ogni modo, questa
sera potete gustarvi un bel "metodo Classico" per la cui produzione,
tra l'altro, l'utilizzo di zucchero (presente nel liquor
de tirage) è "paradossalmente" ammesso dalla legge!
Prosit!
P.S.:
State pur certi di una cosa: Un buon produttore non ha bisogno di alcuna legge
per produrre un buon vino!
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per la visita.