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Foto presa dal web (fonte: www.masseriacampito.it) |
"Ma l'incanto delle vigne, così drappeggiate a lunghi e altissimi e
folti festoni da un pioppo all'altro! Immense pareti di verzura, tese
verticalmente: che il sole, attraversandole, trasforma in vasti arazzi
luminosi, dai meravigliosi frastagli indecifrabili. E le contorsioni, gli
intrichi, i grovigli dei rami, nella loro vegetale, apparentemente immota,
vitalità, nei loro complicati abbracci intorno ai fusti diritti dei pioppi,
hanno qualche cosa di mostruoso ed animalesco."
Così Mario Soldati, nel suo libro "Vino
al Vino", descriveva le "alberate aversane", disegnate da viti
centenarie che, grazie al terreno in parte sabbioso e al loro gigantesco sviluppo,
hanno saputo resistere al flagello della fillossera.
Ieri sera sono stato contento ed onorato di
partecipare ad un evento svoltosi a Cesa, organizzato dalla Pro Loco
(cui va il mio più sentito ringraziamento per l'invito) ed incentrato sul vino Asprinio,
le grotte di tufo e le alberate aversane; ma sono stato ancor più
contento della partecipazione a tale evento degli studenti dell'Istituto Alberghiero
"Drengot" di Aversa, anche perché la loro presenza mi ha dato
modo di spendere due parole sulla figura del sommelier e sulla sua evoluzione
nella ristorazione.
In particolare, al giorno d'oggi, il sommelier non ha
solo il "semplice" ruolo di addetto al servizio del vino, ma ha anche
il compito di raccontarlo, di dare voce a questo nobile prodotto... l'Asprinio,
poi, rispetto ad altri vini va raccontato ancor di più! Perché è un vino
sostanzialmente difficile, duro, per via della sua spiccata acidità, tale da
far quasi contrarre le gengive a chi lo degusta... una sensazione così intensa,
in altri vini potrebbe essere considerata un difetto, ma nell'Asprinio no! In
tale vino è una virtù! Già, Sante Lancerio, bottigliere di papa Paolo III
Farnese, ne esalta questa caratteristica, raccontandoci di come Sua Santità era solito bere questo vino d'estate
come bevanda dissetante, "per
vincere i calori dell'estate e anche per purgare gli umori del corpo";
nei
secoli successivi, secondo alcuni, il vino Asprinio servì in più occasioni da
base per gli spumanti dei nostri cugini d'Oltralpe (colpiti da glaciazioni,
prima, e dall'invasione della fillossera, poi, nella regione della Champagne),
in quanto per via della sua elevata acidità ben si prestava ai processi di
spumantizzazione. Ma, probabilmente, fu proprio per questa sua intensità
gustativa (tale da farlo paragonare da Veronelli ai "vinhos verdes"
portoghesi) che l'Asprinio non riuscì in seguito a riscuotere i favori del
pubblico... considerato come un vino troppo duro e difficile da apprezzare, fu
destinato alla produzione di distillati (la Buton ne ricavava il brandy
"Vecchia Romagna") o, tutt'al più, ad un consumo familiare. Oggi,
però, grazie alla lungimiranza di alcuni produttori, che hanno scommesso sul
vitigno e sul territorio, stiamo assistendo ad una rivalutazione di questo "grande piccolo vino" così
come lo definì Mario Soldati, secondo cui "non
c'è bianco al mondo così assolutamente secco come l'Asprino: nessuno".
Qualche anno fa, un mio amico e professore di Medicina del
Lavoro, Carmine Sbordone, grande appassionato d'arte, mi raccontò della
sua esperienza come insegnante di anatomia artistica presso il Liceo Artistico di
Aversa e di quando, volendo conoscere meglio la città normanna, già definita
nella metà del '500 da Sante Lancerio come "città
unica e buona", chiese ai suoi studenti cosa ci fosse da visitare...
gli risposero "Ma professore, qui ad Aversa non c'è niente!". "Ma
come!", pensò Carmine, "è mai possibile che una città con mille anni
di storia non abbia nulla che meriti una visita?!?" In vero, la città di
Aversa ha tantissime cose da vedere ed altrettante storie da raccontare... purtroppo
quei ragazzi, non per loro colpa, magari sapevano tutto su Firenze e Pisa, tutto
sulla Cappella Sistina, ma non conoscevano la loro terra... e questo è inaccettabile!
Per
tale motivo, il mio plauso va al Prof.
Nicola Buonocore che, coinvolgendo i suoi studenti in eventi come questo, dà
loro la possibilità di immergersi nella storia, radici e tipicità di una zona
ormai da troppo tempo bistrattata... Perché un domani, saranno questi giovani
che, andando a lavorare a Milano, a Firenze o anche all'estero, si faranno ambasciatori
del vino Asprinio e di altri prodotti tipici nostrani... saranno questi ragazzi
che, presentando al tavolo una bottiglia di vino Asprinio, avranno la
possibilità di descriverne le caratteristiche e di invitare i loro clienti a
far visita alle grotte di tufo, alla loro città e alle magnifiche alberate che
tanto colpirono il Soldati sul finire degli anni '60... orgogliosi della loro terra,
unica in Italia per storia, tradizioni e paesaggio agricolo!
Che ben vengano, dunque, eventi come questo, volti a
valorizzare il nostro patrimonio artistico, culturale ed enogastronomico!
Viva il vino Asprinio!
Sulla pagina facebook della Pro
Loco Cesa troverete alcune foto dell'evento.
Di seguito alcuni miei post sull'argomento:
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Grazie per la visita.