L'azienda vitivinicola
Tra Firenze e Siena, adagiata sulle colline dove
nasce e si dirama il fiume Greve, l'azienda agricola Vignamaggio da ben
sei secoli produce vino nel cuore del territorio del Chianti Classico.
La fattoria si estende nel comune di Greve in
Chianti per oltre 250 ettari, dei quali circa 62 sono adibiti a vigneto. Il
vitigno principalmente coltivato è il Sangiovese,
che occupa gran parte della superficie vitata, seguito da Merlot, Syrah, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Malvasia
Bianca e Trebbiano.
Nel 2014 Vignamaggio ha iniziato un programma di
conversione al biologico, adottando sistemi di agricoltura a basso impatto
ambientale con l'obiettivo di tutelare il territorio, le piante e, di conseguenza,
la salute delle persone.
L'antica
villa e la leggenda della Gioconda
Fulcro dell'azienda è un'antica villa immersa tra
ulivi e cipressi, circondata da giardini all'italiana e costruita verso la fine
del XIV secolo dalla famiglia Gherardini; la leggenda vuole che in tale luogo sia
nata Monna Lisa Gherardini, il cui celeberrimo ritratto, commissionato dal
marito Francesco del Giocondo a Leonardo da Vinci nei primi anni del XVI secolo,
è custodito tra le mura del Louvre.
L'evento
Occasione per degustare i vini prodotti da
quest'azienda è stata la serata organizzata dall'AIS Napoli, il 21
Ottobre a Melito di Napoli presso l'Enopanetteria "I Sapori della
Tradizione", che ha visto protagonista il Chianti Classico Riserva
di Monna Lisa (ben cinque annate, dalla 2006 alla 2015) ed il Cabernet
Franc (tre annate, 2009, 2010 e 2014): Due verticali, dunque, di due vini
completamente differenti.
Il
Chianti Classico e la leggenda del Gallo Nero
Il Chianti Classico Riserva di Monnalisa,
ottenuto per l'85% da uve Sangiovese
e per il restante 15% da uve Merlot e
Cabernet Sauvignon, fermenta sulle
bucce per 16-18 giorni e matura, poi, per 18-20 mesi in parte in barrique di
rovere francese ed in parte in botti più grandi.
Sul collo delle bottiglie è presente una fascetta con
il "Gallo Nero": in passato simbolo dell'antica "Lega del
Chianti", oggi marchio del Consorzio del Vino Chianti Classico.
Ma quali sono le origini di questo curioso simbolo?
Per rispondere a questa domanda occorre fare un
piccolo salto indietro nella storia, al tempo in cui vi era una rivalità tra le
città di Firenze e Siena.
Siamo in epoca medievale e la leggenda vuole che le
due potenti repubbliche toscane, con l'intento di porre fine alle guerre per
ridisegnare i confini del loro territorio, decisero di affidare la
contesa ad una gara di velocità tra due cavalieri, che sarebbero partiti dalle
rispettive città al primo canto del gallo: il loro punto di incontro sarebbe
stato il nuovo confine territoriale.
I
fiorentini giocarono d'astuzia scegliendo un galletto nero che, tenuto a
digiuno, cantò ben prima dell'alba, consentendo così al loro cavaliere di
partire prima e percorre di conseguenza più strada rispetto all'altro
contendente; fu così che buona parte della zona del Chianti passò sotto il
controllo della repubblica fiorentina ed il gallo nero divenne il simbolo della
"Lega del Chianti".
Bando ora alle ciance e parliamo delle varie annate degustate
di questo bel vino dedicato alla Monna Lisa... Ecco di seguito alcune mie note:
2006
Nonostante i suoi dieci anni, al naso esprime ancora
sentori di frutta rossa matura, ciliegia in particolare, cui seguono note di
erbe essiccate, tabacco ed, infine, sfumature di liquirizia su un lieve
sottofondo balsamico; strutturato al gusto, presenta un attacco acido-tannico
piuttosto pronunciato che sconfina in un finale leggermente amarognolo.
2010
Si presenta elegante al naso, con sentori di frutta
rossa, note floreali e di spezie dolci, cui seguono sfumature di tabacco; di
buona freschezza al gusto e dai tannini vellutati.
2011
Il naso, più scuro rispetto ai due vini precedenti,
è disegnato da sentori di frutti di bosco e spezie cui seguono cenni di erbe
essiccate; al gusto la trama tannica è ben presente ma non irruente.
2012
Si insinuano nel naso sentori di pelliccia e terra
umida, che lasciano man mano il passo a sentori di frutta rossa e note
balsamiche; mostra tannini vellutati al gusto ed una sensazione pseudocalorica
piuttosto decisa.
2015
Si tratta di un campione di botte che non ha ancora
concluso la sua maturazione, ma si tratta anche di un vero "campione":
ha, infatti, convinto tutti con i suoi freschi sentori fruttati e floreali, con
il suo gusto ricco di estratti ed equilibrato (nonostante la giovane età),
lasciando così presagire un futuro sfavillante!
Sono, dunque, vini di carattere e di buona
struttura... vini gastronomici, che richiamano il cibo a tavola e che si
abbinano felicemente a primi piatti con ragù e a carni rosse, nonché a
selvaggina e formaggi stagionati.
Il
"Cabernet Franc", il Supertuscan di Vignamaggio
Abbiamo proseguito, quindi, la serata con una
verticale di un vino ottenuto da uve Cabernet
Franc, provenienti da viti di oltre quarant'anni. Può sembrare qualcosa di
un po' insolito, ma dobbiamo ricordarci di essere in Toscana... ed in questa
regione le cosiddette "uve internazionali" sono presenti nei vigneti
già da qualche secolo! Importate nel '700 dalla Francia, queste uve entrano
attualmente a far parte di più denominazioni toscane in assemblaggio con altre
uve locali (il Sangiovese in primis,
come abbiamo appunto visto nel caso del Chianti Classico).
Inoltre,
alla fine degli anni '60, alcuni produttori toscani decisero di ottenere vini
senza seguire i disciplinari di produzione, ritenuti obsoleti e incapaci di far
esprimere a pieno le potenzialità del territorio; questi produttori, che
disponevano di ingenti capitali per avviare nuove sperimentazioni, operarono in
vigna bassissime rese per ettaro, adottarono botti piccole per la maturazione
del vino (anziché quelle grandi tradizionali) e utilizzarono vitigni non
ammessi dai disciplinari ma che, secondo loro, potevano dare buoni risultati.
Presero vita così i celeberrimi "Tignanello" di Piero Antinori e
"Sassicaia" del marchese Incisa della Rocchetta; negli anni '70 il
successo di questi vini fu tale che la stampa anglosassone e americana li
definì "supertuscans" e, successivamente, grazie ad una serie di
fortunate vendemmie negli anni '80 divennero famosi nel mondo.
Nel 1990 anche Vignamaggio decide di sperimentare questa strada, vinificando separatamente le uve di Cabernet
Franc con l'intento di farne il vino di punta. Scrupoloso il lavoro operato
da Francesco Naldi... bassissime sono, infatti, le produzioni per pianta;
in cantina la fermentazione sulle bucce avviene per 17-18 giorni a temperatura
controllata ed il vino viene lasciato poi maturare in barrique di rovere
francese per 18-24 mesi.
Il risultato è stato da noi testato con la
degustazione di tre annate (2009, 2010 e 2014):
2009
Note erbacee emergono dal bicchiere su un fondo di sentori
di prugna, mirtilli e accenti fumé; si presenta abbastanza rotondo al gusto con
una nota alcolica a smorzare la durezza della trama tannica e una buona
freschezza a far progredire il sorso.
2010
Naso abbastanza complesso, delineato da sentori di
frutti di bosco, note di tabacco, sfumature di foglia di peperone e piante
rampicanti; pieno all'assaggio, mostra una grande struttura sostenuta da una
spessa trama tannica, presentando comunque nel complesso una buona
scorrevolezza.
2014
Note balsamiche e sentori di kirsch dominano lo
spettro olfattivo; al palato i tannini appaiono vellutati ed una piacevole
sensazione di consistenza gustativa accarezza la lingua.
Si tratta di vini molto corposi e complessi, che
richiedono a tavola piatti strutturati e dai sapori intensi.
Via Petriolo 5 - 50022 Greve in Chianti (FI)
tel. 055854661
email: prodotti@vignamaggio.com
Articolo pubblicato anche su Cibiamonapoli.it
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