Foto presa dal Web |
La
birra è una bevanda derivata dalla fermentazione alcolica di malto d’orzo e
altri cereali, aromatizzata con luppolo; gli elementi a disposizione del mastro
birraio per creare birre sono dunque:
-
cereali;
-
additivi aromatici;
-
acqua;
-
lieviti.
Cereali
I
cereali (orzo, frumento, mais, riso) sono piante erbacee ricche di amido,
zucchero complesso infermentescibile concentrato nei semi; l’amido deve quindi
essere ridotto a molecole più semplici, in modo da permettere poi ai lieviti di
svolgere la fermentazione alcolica.
La
riduzione delle lunghe e infermentescibili catene di amido, avviene ad opera di
enzimi (diastasi), presenti nei semi stessi, che una volta attivate riducono
l’amido a maltosio e destrine.
Il
maltosio (scisso poi in due molecole di glucosio) è il substrato sul quale i
lieviti svolgono la fermentazione alcolica; le destrine, infermentescibili,
contribuiscono a rendere la birra più corposa.
Per
l’attivazione delle diastasi (enzimi deputati alla riduzione dell’amido) in alcuni
casi è sufficiente una semplice cottura (come nel caso del mais), mentre in
altri casi è necessario “maltare” il cereale.
L’operazione
di “maltaggio” consiste nel far germogliare i chicchi del cereale; il malto, infatti, è la cariosside (chicco) di un cereale che ha subito germinazione;
quando il seme germina produce enzimi che idrolizzano l’amido in zuccheri più
semplici.
Il
cereale più utilizzato è l’orzo, che
cresce bene in tutti i climi ed è ricco di enzimi; il malto d’orzo va sempre cotto,
perché le birre ottenute con malto crudo sono meno gradevoli; a basse
temperature si ottiene il minimo effetto di tostatura e si parla di “malti chiari”; in proporzione a quanto si aumenta la temperatura
del forno,
il malto risultante diventa più scuro; si può arrivare fino al punto di
bruciarlo, producendo così i “malti neri”; il grado di tostatura del malto
determina il futuro colore della birra.
Altri
cereali utilizzati nella produzione della birra sono:
-
frumento dà un sapore caratteristico ed una schiuma molto abbondante;
-
riso rende
la birra più secca;
-
mais
rende la birra più morbida;
-
miglio utilizzato soprattutto in Africa, rende la birra meno
corposa.
Additivi aromatici
L'additivo
principalmente usato per compensare la dolcezza del malto è il luppolo; di
questa pianta rampicante si utilizzano i fiori femminili non fecondati, in quanto queste inflorescenze sono
ricche di una polvere giallognola, chiamata luppolina, che contiene resine, le quali conferiscono un sapore
amaro della birra, esercitano un’attività antibatterica e, combinandosi con le
componenti proteiche della birra, rendono persistente la schiuma.
Il
luppolo apporta alla birra anche oli essenziali,
che ne arricchiscono il profumo, e tannini,
che coagulano le proteine durante la cottura del mosto facilitando la chiarificazione
della birra.
Le
varietà di luppolo vengono così classificate:
-
Luppoli amari: apportono più
elementi amari che aromatizzanti; esempi sono il brewer's gold ed il northen
brewer (o nordbrauer).
-
Luppoli aromatici: apportono
più elementi aromatici che amari; il saaz
caratterizza lo stile pilsner in Germania, il golding le Ale inglesi.
-
Luppoli misti: apportano
elementi amari e aromatici anche se con minore enfasi; di questa categoria
fanno parte l'hallertau, l'hersbrucker e i relativi derivati.
Se
il luppolo viene aggiunto al mosto in ebollizione dà più una sensazione amara;
se è aggiunto alla birra in maturazione (“lappatura a secco”) dà più un aroma erbaceo, floreale.
Oltre
al luppolo, anche altri additivi sono utilizzati nella produzione brassicola:
-
Frutta, aggiunta prima della
fermentazione, anche come succo o sciroppo; storiche sono le birre alla
ciliegia e le birre al lampone, più recenti quelle al kiwi, all'albicocca e alla
banana.
-
Piante, esistono birre
aromatizzate con altri tipi di piante (in aggiunta o in sostituzione del
luppolo) come la castagna e il tabacco.
-
Spezie, molto utilizzate prima
della diffusione del luppolo, esistono a tutt'oggi ancora birre aromatizzate
con coriandolo, bucce d'arancia e pepe.
-
Altri aromatizzanti utilizzati sono il miele,
specie nei microbirrifici francesi, e il vino.
Acqua
La
birra è composta per l'85-92% da acqua.
L'acqua
impiegata nella produzione della birra, sempre potabile, deve essere scelta in
funzione della ricchezza di sali disciolti, valutata come durezza e misurata convenzionalmente in gradi francesi (1°F = 1 grammo
di ossido di calcio per ogni 100 litri di acqua).
Le
acque tenere, utilizzate di solito per le birre chiare, hanno fino a 10°F; le
acque medie (da 10 a 20°F) e dure (oltre 20°F) sono spesso utilizzate per le
birre scure.
Nella
moderna produzione, quasi nessuna birra viene prodotta con l'acqua così come
fluisce, ma viene prima trattata nel birrificio, con sistemi di osmosi inversa
e resine a scambio ionico, in modo da avere sempre le stesse caratteristiche,
necessarie per il tipo di birra da produrre.
Lieviti
Il
lievito è l’agente della fermentazione alcolica, che trasforma gli zuccheri in
alcol etilico, anidride carbonica e composti secondari (esteri e alcoli
superiori) responsabili, insieme agli oli essenziali rilasciati dal luppolo,
dell'aroma delle birre; la quantità e il rapporto tra esteri ed alcoli
superiori sono influenzati dai diversi tipi e ceppi di lievito, gelosamente
custoditi da ogni mastro birraio.
Per
la produzione della birra si utilizzano una delle specie di lievito del tipo
Saccharomyces:
-
Lievito ad alta fermentazione
(Saccharomyces cerevisiae), agisce a temperature comprese tra 15 e 25°C e
durante il processo fermentativo, forma catene di cellule che intrappolano le
bollicine di CO2; queste,
salendo, spingono verso l'alto la massa del lievito che, formando così una
specie di coltra superficiale, viene raccolta con grandi cucchiai per essere
riutilizzata.
-
Lievito a bassa fermentazione
(Saccharomyces carlsbergensis), deriva il nome dal fatto che il Prof. Hansen,
suo scopritore nel 1882, era consulente della birreria Carlsberg; tale lievito opera
al meglio a temperature comprese tra 5 e 10°C e durante il processo di
fermentazione si deposita sul fondo del tino, formando il lievito denso, che
può essere reimpiegato.
Nella produzione della birra, specialmente in quella
chiamata a fermentazione spontanea, possono intervenire anche
altri lieviti; in queste birre il produttore non seleziona alcun lievito in
particolare, ma permette a tutti i microrganismi in sospensione nell'aria di
introdursi nel mosto; in questo modo intervengono, oltre al Saccharomyces, più
di 50 fermentatori differenti tra cui il Lactobacillus (batterio che produce acido lattico) ed il Brettanomyces (lievito che produce l'acido acetico).
Puoi
trovare altri appunti del corso per Sommelier alla pagina "Appunti Sommelier" di questo blog.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per la visita.