Foto presa del web (Fonte: www.lorenzovinci.it) |
1. Vitigno a bacca
rossa autoctono della Puglia, il Negroamaro
secondo alcuni deve il nome alla ripetizione della parola "nero" in
due lingue (“niger” in latino
e “mavros” in greco
antico, da cui il dialettale “maru”),
secondo altri invece il suo nome deriva dal termine dialettale “niuru maru”, con riferimento al colore nero del grappolo e al sapore amaro
del vino che se ne otteneva, dovuto al fatto che in epoche passate la
macerazione sulle bucce era molto prolungata e al termine della fermentazione
erano state rilasciate molte sostanze amaricanti.
2. Le origini di
questo vitigno sono incerte e l'ipotesi più probabile è che sia stato importato
in antichità da coloni greci sulla costa ionica; da questa zona poi la sua
coltivazione si estese in molti territori del sud Italia.
3. La sua
diffusione è attualmente quasi del tutto concentrata in Puglia, dove viene
utilizzato per la produzione sia di strutturati vini rossi che di eleganti
rosati; contemplato da numerose denominazioni pugliesi, in particolare nel
Salento, lo troviamo vinificato sia in purezza sia mescolato con piccole
percentuali di altre uve, come Malvasia
Nera di Lecce e Malvasia Nera di
Brindisi.
4. Presenta un
grappolo corto e serrato, con acini dalla buccia pruinosa, spessa e
consistente, di colore nero con venature viola; la sua produzione è abbondante
tanto che per le produzioni di qualità deve essere limitata con potature
drastiche e sistemi di allevamento poco espansi, come l'alberello. La raccolta
delle sue uve avviene in genere tra la fine di settembre e gli inizi di
ottobre.
5. Utilizzato in
passato per la produzione di vini da taglio, che servivano a colorire e a irrobustire
i vini del nord, negli ultimi tempi si è fortunatamente assistito ad una sua
riscoperta; sono sempre di più, infatti, i produttori che scelgono di
vinificarlo in purezza, ottenendo tra l'altro risultati notevoli... tanto che
per il proprio nome, una famosa band pop rock salentina si è ispirata a questo
vitigno chiamandosi "Negramaro".
6. Vinificato in
rosso, dà un vino dal colore molto scuro, quasi impenetrabile, che si presenta
al naso con sentori di ciliegia sotto spirito, frutti di bosco, cuoio, tabacco
e pepe; corposo e caldo al gusto, dotato di buona acidità e tannini ben
presenti, chiude leggermente amarognolo.
Vinificato in rosato, dà vini dal colore
buccia di cipolla, con delicati sentori fruttati e floreali, dal gusto pieno e
al contempo fresco e leggero.
7. I vini rossi
che se ne ottengono si abbinano a polpette al sugo, carne alla brace, nonché
con piatti tradizionali pugliesi come gli "gnumareddi" (involtini di
frattaglie, tipici della cucina pugliese e lucana) e le "sagne
'incannulate" (pasta fatta in casa) servite con zuppa di ceci; i vini
rosati li abbineremo, invece, con salumi, formaggi freschi, uova, paste
asciutte e risotti a base di pesce o di verdure, nonché a carni bianche.
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